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25 Febbraio 2016

Aree Expo: rischio spaghetti, pizza e mandolino

di Enrico Casadei

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Human Technopole. Dopo l’Expo un’altra sfida forse ancora più difficile. L’Italia non sembra più accontentarsi della sufficienza e vuole puntare all’eccellenza. Ne è convinto il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che presentando l’idea per l’ex area dell’Esposizione Universale ha detto: “Quella di Human Technopole è una sfida complicata e difficile, ma ciò che sta accadendo è che dopo anni di ambizioni al ribasso la possibilità di avere il meglio viene finalmente messa in cantiere". Il progetto, a suo dire petaloso, prevede che la zona Rho-Pero diventi un centro di ricerca di rilevanza mondiale. Investimenti previsti per 1,5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per sette centri di ricerca su un’area da 30mila metri quadrati.

L’obiettivo sarà quello di “combattere la guerra contro il cancro e le malattie degenerative”. Così il presidente dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, Roberto Cingolani, ha definito lo scopo con cui nasce il polo scientifico. Ad oggi in Italia vengono diagnosticati 360 mila nuovi casi di tumore l’anno, in un mondo in cui 35 milioni di persone sono affette da malattie neurodegenerative. L’Iit sarà affiancato dall’università Statale, dalla Bicocca e dal Politecnico di Milano, dalla Fondazione Edmund Mach di Trento e dalla Fondazione Isi di Torino. E poi gli ospedali e gli Irccs impegnati nella ricerca sul cancro. “Questo non è un single institute show”, ha sottolineato Cingolani, “qui servono la clinica, le supertecnologie, la chimica, i computer, le nanotecnologie: un istituto da solo non può farcela”. Il progetto ha già attirato l’interesse anche del ministero della Salute e del Cnr, oltre che di grandi aziende del calibro di Ibm.  

Ma nello storytelling del Premier ci sono diversi nodi al pettine. Dal punto di vista dell’area dell’Expo, lo Human Technopole non può essere una soluzione totalizzante semplicemente perché lo spazio del nuovo polo coprirebbe solo il 3% del milione di metri quadrati disponibili. L’immobiliarista Matteo Cabassi aveva bollato il progetto come “un’idea, poi serve la pratica”. Invece “le università (di Milano, ndr) potrebbero trasferircisi. È assolutamente concreto, si tratta di capire con che tempi decideranno di far partire” il progetto. Da un lato “si parla di un polo tecnologico da 30 mila metri quadrati, mentre qui stiamo parlando di un’area da 1 milione di metri quadrati”. Il polo tecnologico “non è un intervento che permette di re-intervenire sull’area: le università invece sì”.

In aggiunta bisogna capire come reperire le risorse, non dimentichiamoci che siamo in un’Italia ancora nelle sabbie della crisi, alla ricerca costante di far quadrare i conti con Bruxelles. Il numero uno dell’Iit ha spiegato infatti che “ci serve una legge di finanziamento stabile, nessuno verrà sapendo che ci sono le risorse solo per un anno”. Servono poi “tempi certi per la logistica”. Oltre ad un “masterplan per l’intera aera Expo, affinché questo diventi un attrattore internazionale, serve il campus della Statale, impianti che attirino le aziende”. Cingolani si è però dimenticato un altro passaggio fondamentale: dopo aver trovato i soldi, ancora non scontato, serve capire come spenderli in modo efficiente ed efficace. Serve necessariamente una programmazione e una valutazione terza, competente e indipendente delle proposte. E forse l’Italia deve ancora molta strada. Ad esempio i bandi per i Progetti di rilevante interesse nazionale (Prin) sono stati sbloccati lo scorso dicembre dopo tre anni di stallo. Sorvolando i 92 milioni ricevuti per il prossimo triennio che si confrontano con i 100 all’anno ricevuti dall’Iit che tra l’altro è una fondazione di diritto privato, è comunque necessario ricordare che le idee presentate nell’ambito dei Prin, quasi 4.500, sono valutati da revisori reclutati dai ministeri con tre righe di commento. Senza contare che il progetto si può proporre anche in italiano. Scelta difficile da capire per ricerche scientifiche il cui valore si giudica su scala internazionale.

Ma Renzi ha offerto solo rassicurazioni dal palco del Teatro Piccolo. Rispondendo direttamente al presidente dell’Iit ha detto: “Cingolani vuole una data zero: tre mesi fa questo era un sogno, oggi è un progetto e tra tre mesi sarà un cantiere”. Per quanto riguarda i soldi, “i primi 150 milioni sono già entrati in un decreto legge, la stabilità decennale dei finanziamenti c’è e siamo pronti a renderla legge”. La verità sembra però che Human Technopole sia un’idea del momento per risolvere il problema del dopo Expo. Problema nato proprio per la mancanza di una visione di lungo termine.

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