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Npl, attacco al cuore del problema
di Luigi Dell'Olio, Monitorimmobiliare
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La pubblicazione degli stress test nella serata di venerdì ha fornito indicazioni inequivocabili sullo stato di salute delle banche italiane: Intesa SanPaolo, Unicredit, Ubi e Banco Popolare hanno spalle abbastanza robuste per fronteggiare eventuali nuove crisi di mercato, mentre Mps è a forte rischio.
Un esame che è stato realizzando testando la capacità dei bilanci bancari
di resistenza a fine 2018 a uno scenario di shock, cioè il combinato disposto - si spera ipotetico - del crollo del Pil, e con esso del mercato immobiliare, della fiducia dei risparmiatori e di altre variabili.
Il dossier Mps
Di positivo c’è che si è deciso finalmente di prendere di petto la situazione del Montepaschi, puntando a risolvere una volta per tutte la questione delle sofferenze, vale a dire i crediti che difficilmente torneranno indietro perché le imprese o le famiglie che li hanno ricevuti sono state sopraffatte dalla crisi.
La prima fase prevede la cessione di 27 miliardi di euro di sofferenze lorde al 33% del valore, pari a circa 9,2 miliardi netti. Per toglierle dal bilancio, dimezzando così l’intera mole di crediti deteriorati in portafoglio, Siena effettuerà una maxi-cartolarizzazione dei crediti alla quale parteciperà
con 1,6 miliardi di euro Atlante 2, il nuovo veicolo finanziario al quale parteciperanno le principali banche del Paese, Generali, Cassa Depositi e Prestiti e le Casse previdenziali (nonostante i tanti malumori tra gli iscritti, che vedono messa a rischio una parte dei propri contributi destinati alla pensione). Il suo compito
Una volta ripulito il bilancio, l’istituto senese varerà un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, che sarà garantito da un consorzio di banche capitanato da JpMorgan e Mediobanca.
Se il duplice passaggio andrà in porto – il rischio è elevato, ma JpMorgan non ha mai fallito un aumento di capitale negli ultimi 20 anni – la nuova Mps si posizionerà nella media delle banche italiane per il rapporto tra deteriorati e prestiti lordi (18% contro il 34% attuale).
Focus sul Nord-Est
La bozza di piano messa a punto da Atlante 2 prevede un impegno sui non perofrming loans nell’ordine di 2 miliardi e mezzo entro il 2017. Quindi, al netto dell’impegno per Mps, resteranno in cassa circa 900 milioni.
Una somma in grado di deconsolidare dai bilanci di altri istituti all’incirca 5,4 miliardi di euro. Verosimilmente l’attenzione sarà rivolta alla Popolare di Vicenza e a Veneto Banca (entrambe già controllate da Atlante).
Per l’istituto berico è già iniziata l’analisi di fattibilità dell’operazione, mentre per quello di Montebelluna occorrerà attenderà l’8 agosto, data di insediamento del nuovo cda targato Atlante, per iniziare l’analisi in tal senso.
Di sicuro c’è che il mese di agosto non sarà di vacanza per molti dei protagonisti del mercato finanziario italiano.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Student Housing: accordo per 800 nuovi
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