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6 Novembre 2023

Capital Group: inflazione Usa al 2% forse in anticipo rispetto alle previsioni Fed

di red

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Nonostante i timori di molti investitori, gli Stati Uniti potrebbero raggiungere in anticipo l’obiettivo dell’inflazione al 2% fissato dalla Federal Reserve. Lo ipotizza Jared Franz, Economista di Capital Group, secondo cui l’economia e i mercati del lavoro a stelle e strisce sono ancora in fermento e sfidano le previsioni di una recessione.

“Il quadro dell'inflazione oggi è molto diverso da quello del 2022 – spiega Franz – e il motivo è uno solo: gli affitti sono diminuiti. Qualunque sia la direzione verso cui si muovono gli affitti, l'inflazione finirà per seguirli.  È quindi ragionevole che gli economisti partano dalle aspettative sugli affitti per prevedere l'IPC”, cioè l’indice dei prezzi al consumo. “In particolare, l'aumento degli affitti deve rallentare al 4% affinché la Fed abbia qualche possibilità di raggiungere il suo obiettivo. L'aumento post-pandemia degli affitti si è drammaticamente avvicinato a tale dato. Un'analisi della componente degli affitti dell'IPC statunitense mostra che l'aumento dei prezzi è rallentato a circa il 5,9% a settembre, rispetto al picco del 9,1% di giugno 2022. I dati sugli affitti forniti dalla società immobiliare Zillow, che misura gli affitti richiesti nei nuovi contratti di locazione, indicano un aumento ancora inferiore, pari al 3,2%. Possono essere necessari diversi mesi affinché gli affitti più bassi, rilevati da Zillow e da altri siti, confluiscano nell'IPC. Nonostante ciò, possono verificarsi alcuni sbalzi ma gli affitti stanno accelerando nella giusta direzione”.

Altro elemento che fa sperare in un ribasso anticipato dell’inflazione è la produttività, che misura l’efficienza dei lavoratori e che, secondo l’economista di Capital Group, ha registrato una ripresa. “Negli ultimi quattro trimestri, i dati del Bureau of Labor and Statistics statunitense indicano che la produttività è salita all'1,2%, mentre un parametro correlato, noto come costo unitario del lavoro, è sceso al 2,5%. Si tratta di modelli che si osservano quando le economie iniziano la ripresa. La maggiore produttività e il minore costo unitario del lavoro esercitano una pressione al ribasso sull'inflazione”.

In combinazione con la stabilità dei prezzi delle materie prime dovuta alla scarsa crescita della Cina, “riteniamo che l'inflazione potrebbe raggiungere il 2% entro la fine del 2024. Ciò è in anticipo rispetto alla previsione mediana della Fed di un'inflazione primaria al 2,5% e di un'inflazione core al 2,6%. Il parametro preferito dalla Fed per misurare l'inflazione è l'indice core delle spese per consumi personali, che esclude i generi alimentari e il gas, e che in genere corrisponde strettamente all'IPC core”.

È bene ricordare – precisa Jared Franz – “che l'obiettivo del 2% della Fed non è un obiettivo vincolante, bensì una media temporale annunciata dai funzionari senza troppa enfasi ad agosto 2020. Un'inflazione prossima all'obiettivo potrebbe contribuire a sostenere le azioni e le obbligazioni statunitensi”.

Inevitabile mantenere alta l’attenzione sul conflitto in corso in Medio Oriente, in quanto “un aumento sostenuto dei prezzi dell'energia potrebbe comportare un rischio al rialzo per le prospettive dell'inflazione”.

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