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L’annuncio è stato accolto con un plauso unanime come poche volte si era visto in passato. Intesa Sanpaolo ha condotto in porto una doppia operazione sul fronte dei non performing loans - cessione di 10,8 miliardi di Npl e joint venture con la svedese Intrum nel servicing – salutata dagli addetti ai lavori come l’avvio di una nuova era per il sistema bancario italiano.
In anticipo sul regolatore
L’istituto di Ca’ de Sass si è mosso in anticipo sulle richieste del regolatore, attese per il prossimo autunno, assicurandosi di scendere sotto il 10% dell’npl ratio entro fine anno. Inoltre ha spuntato un prezzo di cessione – pari a poco meno del 29% del valore nominale – circa doppio rispetto a quello che si era visto fin qui sul mercato. Anche se ciascuna operazione è diversa dalle altre, il fatto che siamo di fronte al primo gruppo bancario del Paese è destinato in qualche moda a fare scuola, a costituire per le future transazioni nel settore. Con evidenti benefici sui conti, come dimostra il rally immediato in Borsa dei titoli del settore.
Dopo le cessioni di UniCredit (a Fortress) e Mps (a Cerved), Intesa ha ceduto il 51% a Intrum pur mantenendo il 49%. Dunque si va sviluppando un nuovo segmento di mercato che attira operatori internazionali e può aiutare a risolvere le criticità del nostro sistema del credito. Che, ricordiamolo, è cruciale per tutta l’economia nazionale, soprattutto per le imprese di piccole e medie dimensioni, la cui sopravvivenza è strettamente legata proprio all’ossigeno garantito dalle banche.
Boccata d’ossigeno per l’immobiliare
La notizia è destinata a produrre benefici anche nel settore immobiliare, dato che secondo uno studio di Unimpresa, quasi il 43% delle sofferenze bancarie relative alle imprese è legato al mattone. Sul totale di finanziamenti concessi dagli istituti di credito e non rimborsati dalle aziende, pari a più di 127 miliardi di euro, oltre 54 miliardi si riferiscono al settore delle attività immobiliari e a quello delle costruzioni. L’edilizia incide per oltre il 27%, circa 35 miliardi di euro, sui crediti deteriorati e le attività immobiliari per il 15%, equivalenti a 18 miliardi.
Secondo lo studio, il totale delle sofferenze delle aziende vale 127,4 miliardi, mentre il totale generale dei prestiti non rimborsati ammonta a 163,5 miliardi in calo di quasi 40 miliardi negli ultimi 12 mesi.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: JLL: Q1 2025, 2,7 mld di investimenti capital markets in Italia
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