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20 Aprile 2018

I nuovi trend degli investimenti (video)

di F.B.

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Su un punto sono tutti d’accordo: il ritorno della volatilità che si è visto in questi primi mesi del 2018 non è un fenomeno passeggero, ma è destinato ad accompagnare gli investitori ancora per diverso tempo. Con la necessità quindi di affidarsi a consulenti di comprovata esperienza nell’allocazione dei propri risparmi. A seguire alcune delle opinioni raccolte tra i gestori intervenuti al Salone del Risparmio, interrogati non solo sull’outlook relativo agli investimenti, ma anche in merito ai cambiamenti in atto nell’industria dell’asset management, tra nuove regole e crescente esigenza di formazione.

Licia Megliani, country head Italy di Allfunds Bank

La Mifid 2 è stato annunciata come una rivoluzione, quindi c’è da attendersi che vi saranno dei vincenti e dei perdenti. Quali sono, a suo avviso, i modelli destinati a prevalere sul mercato?

“Premetto che Allfunds è una piattaforma di distribuzione fondi, che lavora con i distributori, non con i clienti finali. Non vedo rivoluzioni, ma regole più precise e quindi la necessità di adeguarsi al nuovo quadro normativo”.

Quali sono i vostri obiettivi di crescita?

“L’Italia ha un ruolo importante per la crescita a livello di gruppo. La nostra realtà è nata proprio qui nel 2004. Ci sono ancora spazi di crescita sia nella conquista di nuovi clienti, sia relativamente al lancio di nuovi servizi”.

Luca Gabriele Trabattoni, managing director di UBP

Tradizionalmente i portafogli degli investitori hanno una componente preponderante di bond. Oggi però è complicato generare rendimenti sul fronte obbligazionario: quali sono le sue indicazioni in merito?

“E’ una delle sfide più importanti che abbiamo oggi. La nostra indicazione è di diversificare in strategie nate nel mondo degli hedge fund, ma oggi disponibili anche al largo pubblico. Ad esempio quelle di merger arbitrage, che seguono cioè gli acquisti e le vendite di azioni da parte di grandi gruppi. Si tratta di soluzioni che, gestite con attenzione, possono garantire rendimenti tra il 3 e il 7%, ma fronte di una volatilità contenuta. Si tratta di prodotti acquistabili sia dal retail radizionale, sia dalla clientela seguita dai private banker”.

Altre strategie?

“Ad esempio quelle long/short, ma su tematiche particolari. In questo momento puntiamo soprattutto sul comparto del biotech, che tradizionalmente ha una certa volatilità, che noi riduciamo proprio con l’approccio long/short”.

Insomma non è una stagione per il fai da te?

“No, è una stagione in cui il consulente diventa più importante del solito. È fondamentale il supporto di un professionista qualificato per affrontare una situazione di mercato che si è fatta più complicata rispetto allo scorso anno”.

Mario Ambrosi, presidente EFPA Italia

Ci avviciamo all’edizione 2018 di Efpa Meeting: quali saranno le tematiche clou?

“L’efpa Meeting si svolgerà il 31 maggio e il 1° giugno a Riccione. Tra i temi che verranno approfonditi, oltre a quelli della formazione, vi saranno anche degli approfondimenti sulle scelte fatte in altri Paesi europei in merito all’implementazione della Mifid 2. Parleremo anche di questioni attuali come i Big Data, definiti da molti il nuovo petrolio, da cui attingere sia sul fronte della conoscenza, che degli investimenti.

Sappiamo che la formazione è decisiva per fare la differenza nell’era di Mifid 2. Proviamo però a metterci nei panni del piccolo investitore: come fa a capire se il consulente che ha di fronte è dotato delle capacità, delle competenze e dell’esperienza che servono oggi?

“La certificazione in questo senso aiuta moltissimo. È importante controllare non solo che il consulente che ha di fronte sia iscritto all’albo, ma se c’è anche una certificazione come quella di Efpa, che ha valenza europea, può sentirsi garantito. I clienti possono accedere all’albo europeo e verificare l’iscrizione del proprio consulente. Le certificazioni sono di tre tipi, tre diversi livelli”.

Marcello Matranga, head of sales italy Robeco

Il Fintech è indubbiamente il tema del momento, ma proprio per questo il rischio  che se ne parli molto e non sempre a proposito è elevato. Come muoversi per individuare le aziende più promettenti sulle quali investire?

“Occorre trovare quelle aziende che fanno della digitalizzazione finanziaria un asset cruciale in questo business. È un settore nel quale crediamo e che seguiamo da anni proprio per poter offrire un’offerta sempre aggiornata alla clientela. Uno dei settori più interessanti è quello della digitalizzazione dei pagamenti: a tendere il cash andrà a sparire”.

Il successo del fintech porta con sé crescenti timori legati alla sicurezza. Cosa fare?

“Effettivamente questo rischio c’è. Per quanto ci riguarda abbiamo adottato una strategia che diversifica su vari settori della digitalizzazione finanziaria che tiene in considerazione anche il tema legato alla cyber security. Investiamo molto sulle aziende che definiamo facilitatrici, che favoriscono cioè lo sviluppo della digitalizzazione finanziaria”.

Massimo Saitta, responsabile investimenti Intermonte

Il primo trimestre 2018 ha evidenziato qualche segnale di debolezza sul fronte dei listini azionari. È la fine della fase Toro?

“Il primo trimestre ha completamente disatteso le previsioni elaborate alla fine del 2017. Una serie di eventi, dalla struttura dei tassi alla politica protezionistica di Trump, alla vicenda Facebook/privacy ha cambiato radicalmente lo scenario del mercato. Di solito i primi mesi sono i migliori dell’anno; probabilmente quest’anno avverrà il contrario. Resta il fatto che a nostro avviso il 2018 sarà un anno molto meno direzionale del 2017; occorre quindi agire in maniera flessibile per provare a sfruttare le opportunità che si presenteranno strada facendo”.

Quali settori che vi piacciono maggiormente?

“Oggi siamo posizionati soprattutto sui settori più difensivi, meno connessi al ciclo. È il caso delle municipalizzate e dei servizi regolati, oltre al comparto petrolifero”.

Un’eventuale accelerazione nei rialzi dei tassi potrebbe portare benefici alle banche?

“Si: un rialzo non eccessivo potrebbe consentire loro di tornare a far soldi sull’attività tradizionale, la concessione dei prestiti. Per altro le banche potranno contare su un atteggiamento meno stringente da parte dei regolatori.

Matteo Lenardon, deputy country head Legg Mason Global Am

A suo avviso il ritorno della volatilità è un fenomeno temporaneo o no?

“Credo che dovremo fare i conti a lungo con la volatilità. Sul fronte dell’azionario possiamo comunque restare ottimisti: gli emergenti trainano il resto del mondo, gli Stati Uniti crescono intorno al 3% e anche molti Paesi europei stanno registrando progressi importanti. Certo, veniamo da un lungo bull market a Wall Street, per cui occorre grande prudenza”.

Che ne pensa dei tassi?

“E’ un altro fattore che impone cautela. Servono strategie dinamiche, svincolate dai benchmark, sul fronte obbligazionario e strategie long/short sull’azionario”.

Come vi muovete in Italia?

“A livello di gruppo abbiamo una expertise molto forte nell’obbligazionario, con una gestione attiva e globale. I nostri gestori sono in tutti i continenti”.

Nicola Trivelli, amministratore delegato Sella Sgr

I Pir sono stati fin qui un successo superiore alle previsioni, almeno sul fronte della raccolta, che ha raggiunto quota 11 miliardi di euro alla fine del primo anno. Se tuttavia guardiamo alle società che si sono quotate, il loro numero è indubbiamente cresciuto, ma senza boom. Come mai?

“Di positivo non c’è solo la raccolta, ma anche l’aumento della liquidità sul mercato e qualcosa di positivo si è visto sul fronte delle performance. Effettivamente, quanto alle nuove quotazioni c’è un’accelerazione, ma è lecito attendersi di più soprattutto sull’Aim. Ci attendiamo una crescita su questo fronte nell’anno in corso dato che gli imprenditori si vanno convincendo che vi saranno flussi in entrata importanti nel tempo grazie ai Pir. Piazza Affari così non sarà più percepita come la Cenerentola tra le piazze finanziarie”.

Cosa si può fare per incrementare la quota di risparmio degli italiani che finisce all’economia reale?

“Per quanto ci riguarda, stiamo guardando anche al di là del comparto azionario, ad esempio al versante dei minibond, strumento di finanziamento per le imprese che non sempre trovano finanziamenti presso lo sportello bancario. Complessivamente si stanno creando le condizioni per coniugare obiettivo di rendimento per la clientela e sostegno allo sviluppo delle imprese nazionali”.

Luca Tenani, country head Italy di Schroders

I big data sono una grande innovazione per molti settori dell'economia, compreso il risparmio gestito. Come cambia il settore?

“Si tratta di un tema di grande attualità. La nostra società già nel 2014 ha creato una data insight unit composta da persone che non vengono dal mondo della finanza. Ad esempio abbiamo un professionista che è stato strategist in Formula e un altro arriva dal Cern di Ginevra. Si tratta di scienziati che si occupano di raccogliere e analizzare informazioni, il cui estratto viene messo a disposizione dei gestori per aiutarli nel loro lavoro. Non stiamo parlando di sostituzione di uomini ad opera delle macchine, ma stiamo parlando di un migliore utilizzo delle risorse in modo da rendere più efficienti i prodotti”.

Siete stati tra i primissimi gestori internazionali a lanciare un fondo Pir. Ora avete raddoppiato. È un segnale di fiducia verso lo strumento anche se qualche analista si aspetta un rallentamento della raccolta a fronte del ritorno della volatilità sui mercati?

“Siamo partiti con un fondo azionario puro, rendendo Pir compliant un fondo che aveva un track record di 20 anni. Ci siamo resi conto che lo strumento, per quanto di grande successo, non era adatto agli investitori con un profilo rischio/rendimento conservativo. Da qui l’idea di lanciare un secondo fondo, questa volta multi-asset (si chiama Multi Asset Italia Pir), diversificato in termini di asset class e con la possibilità di spaziare in altre aree geografiche oltre all’Italia. È un prodotto che può essere acquistato rivolgendosi a uno dei tanti distributori con i quali collaboriamo”.



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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi