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5 Marzo 2018

Generali Investments: banche centrali risolute sulla normalizzazione

di Thomas Hempell, deputy head of research di Generali Investments

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La scorsa settimana ha visto le azioni in forte sofferenza, sulla scia delle dichiarazioni del nuovo presidente della Fed Powell e dei crescenti timori di una guerra commerciale, dopo la promessa del presidente Trump di imporre dazi su acciaio e alluminio. L'MSCI World è sceso del 2,4%, l'S&P 500 del 2%, e l'MSCI EMU del 3,4%. I rendimenti statunitensi sono stati temporaneamente rafforzati dai commenti di Powell, ma la settimana si è conclusa con poche novità rispetto alle preoccupazioni sull'impatto dei dazi sull'economia americana. Gli spread dei BTP a 10 anni sono calati di 12 punti base, mentre i rendimenti dei Bund non hanno registrato particolari variazioni. Il dollaro ha compensato i guadagni iniziali, rimanendo quasi piatto rispetto all'euro, e più debole dell'1,1% rispetto allo yen.

I primi risultati delle elezioni italiane sembrano indicare una situazione di parlamento sospeso. Secondo le proiezioni, i grandi vincitori sono l'anti-establishment Movimento Cinque Stelle e l'euroscettica Lega, mentre la coalizione di centro-destra, guidata da Silvio Berlusconi, pur guadagnando il 36% non è riuscita a ottenere la maggioranza dei seggi. Nel centrosinistra, il PD dell'ex presidente Renzi ha subito una debacle, ottenendo meno del 20% dei consensi. In Germania, con una maggioranza favorevole di due terzi, i membri della SPD hanno dato il via libera ad una nuova grande coalizione con la CDU di Angela Merkel e la CSU.

Le principali banche centrali restano comunque al centro dell'attenzione dei mercati. La scorsa settimana, nel suo primo intervento davanti al Congresso come presidente della Fed, Jerome Powell ha sottolineato un rischio di surriscaldamento dell'economia statunitense. Determinato a guardare oltre i recenti periodi di volatilità, e mostrando uno stile più diretto rispetto al suo predecessore, ha affermato che la Fed continuerà ad inasprire la propria politica monetaria. Questo ha aiutato il dollaro a ridurre parte delle recenti perdite, mentre i rendimenti americani si sono temporaneamente rafforzati.

Al momento vediamo rischi al rialzo per il nostro base case di tre rialzi dei tassi da parte della Fed quest'anno (con il prossimo verosimilmente già attorno al 15 marzo). Oltre alla velocità della normalizzazione monetaria, è anche il livello finale del tasso di policy ad influire molto sui rendimenti obbligazionari più a lungo termine. Da inizio anno, i rendimenti decennali statunitensi sono aumentati di circa 45 punti base, in stretta corrispondenza con l'aumento del tasso atteso sui Fed funds per la fine del 2020. Al 2,55%, questo tasso è ancora oltre 50 punti base al di sotto delle proiezioni mediane della Fed (e 20 punti base al di sotto della nostra attuale proiezione), lasciando un ulteriore margine al rialzo.

Giovedì il focus sarà sulla BCE, con i mercati che esamineranno le proiezioni macroeconomiche aggiornate e i potenziali aggiustamenti alla forward guidance. Ci aspettiamo che saranno forniti ulteriori dettagli sulla prevista normalizzazione della politica monetaria, dopo che il Presidente Draghi ha recentemente ammonito che il rallentamento dell'economia potrebbe essere più significativo di quanto non si pensasse in precedenza. Il Consiglio direttivo dovrebbe verosimilmente eliminare l'easing bias sul suo programma di acquisto titoli, ma la domanda se quest'ultimo sarà completamente abbandonato o gradualmente ridimensionato dopo settembre potrebbe rimanere ancora senza risposta.

Anche la Bank of Japan si riunirà questa settimana (giovedì e venerdì). Dopo che il governatore Kuroda ha inaspettatamente preso in considerazione un'uscita dalla politica monetaria ultra-espansiva qualora l'inflazione dovesse raggiungere l'obiettivo entro l'anno che si concluderà nel marzo 2020, i mercati esamineranno le sue parole per captare possibili segnali a proposito di eventuali cambiamenti in tal senso.

Negli Stati Uniti, il dati sul mercato del lavoro di febbraio, che saranno pubblicato venerdì, dovrebbero continuare a mostrare un aumento sostenuto dell'occupazione. La forte crescita dei salari (2,9% su base annua a gennaio) era stata tra i precursori del flash crash di inizio febbraio, e il loro andamento sarà attentamente esaminata dai mercati.

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