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12 Febbraio 2016

Pil, Nomisma: Italia lontana da salto volta pagina

di red

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"Un'economia che riemerge molto timidamente dalla peggiore recessione della storia repubblicana, ma che è ancora ben lontana dal fare il salto in avanti necessario per voltare pagina". Così Andrea Goldstein, managing director di Nomisma, commenta in una nota i dati Istat del quarto trimestre del 2015 contenuti nella Stima Flash diffusa oggi.

Sicuramente, dopo un triennio di contrazione (nel 2014 il Pil era sceso dello 0,4%), la cifra stimata per il 2015 sulla base dei dati trimestrali grezzi (+0,7%) è una boccata di ossigeno per l'Italia. Ma la crescita lievissima stimata per l'ultima parte del 2015 rispetto al trimestre precedente rivela preoccupanti segnali di rallentamento, prima ancora che si manifestasse l'accelerazione tanto attesa, prosegue.

Meglio non leggere troppo dai dati trimestrali, ma balza all'occhio che il contributo della componente nazionale della domanda è negativo. Si conferma l'apporto positivo della componente estera netta, scongiurando per il momento il rischio del contagio del rallentamento cinese (del resto nel resto dell'Unione la crescita del Pil è molto più sostenuta che in Italia). Ma non di solo export può essere fatta la ripresa italiana.

Bisognerà attendere marzo per avere una prima stima ufficiale della crescita del Pil per il 2015, ma a questo punto è scontato che sarà inferiore alle previsioni di dicembre, quando l'Istat parlava di +0,8% (non corretto per gli effetti di calendario). Lontano, in ogni caso, l'obiettivo indicato a fine estate nella Nota di aggiornamento al Def (+0,9%). La variazione acquisita per il 2016 è pari a +0,2% - la metà dell'effetto di carry-over che Destatis ha annunciato proprio oggi per la Germania.

"Insomma, un bel po' di strada rimane da fare per garantire i livelli necessari per confermare i primi timidi segni di riduzione della disoccupazione. Da fine 2015, il moltiplicarsi di fattori d'incertezza geopolitica a livello internazionale, poi esplosi con l'aggiustamento brutale delle Borse, mettono a dura prova le vendite sull'estero. E consumi e investimenti rischiano di non crescere affatto, soprattutto se il fronte meridionale dell'Eurozona entra di nuovo in fibrillazione, come lasciano presagire le nubi che si addensano all'orizzonte tra Atene e Lisbona", conclude Goldstein.

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