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26 Febbraio 2016

Per l'Ocse mancano le riforme, anche il Real Estate italiano nel mirino?

di S.L.

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I ritardi nell'implementazione delle riforme da parte dei Governi di diversi Paesi del mondo, che necessitano di migliori prospettive di crescita di lungo termine, "destano non poche preoccupazioni". È quanto reso noto dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in una nota pubblicata in vista del G20 che inizia oggi a Shanghai.

Il pensiero non può che andare al nostro Paese e alle riforme sulla tassazione degli immobili. È vero che l’Ocse ha uno spettro di indagine più ampio rispetto a quanto avviene nel villaggio Italia, ma l’allarme fa sorgere spontanea una domanda: basteranno gli interventi del Governo per sostenere un settore che cerca ancora di scacciare lo spettro della crisi? Nel 2016 le tasse sugli immobili (compresa l’imposizione sui rifiuti) dovrebbero scendere di 14 miliardi anche se bisogna comunque ricordare che Confcommercio ha stimato che le tasse sugli immobili sono cresciute dal 2011 dell’80% passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi.

Nel report annuale dell’organizzazione con sede a Parigi sugli sforzi governativi compiuti con la finalità di rivitalizzare le economie, l'Organizzazione ha dichiarato che, nel 2015, i progressi fatti sono stati minori rispetto ai risultati raggiunti nei due anni precedenti e al periodo antecedente la crisi finanziaria.

"Data la natura in evoluzione e la portata della crescita economica e le sfide che sia gli emergenti che le economie avanzate devono affrontare, il rallentamento dei processi di riforma strutturale, documentato in questo report, è molto allarmante", ha affermato Catherine L. Mann, capo economista dell'Ocse.

Questo verdetto negativo arriva in scia ai timori degli economisti sulla capacità delle Banche centrali di trovarsi "a corto di munizioni" in materia di politica monetaria. In una relazione diffusa la scorsa settimana, l'Ocse aveva lanciato un avvertimento, esortando i Governi dei Paesi membri ad aumentare la spesa per investimenti per incoraggiare la crescita e supportare i processi di riforme. Lo stesso segnale era stato lanciato dal Fondo Monetario Internazionale che aveva richiesto agli organi esecutivi dei Paesi avanzati di incrementare gli investimenti governativi. Anche alcuni membri della Banca centrale inglese hanno commentato il monito lanciato dalle due organizzazioni. Nel dettaglio, Jon Cunliffe aveva sottolineato come queste valutazioni suggerissero "lo sviluppo di una nuova percezione dei rischi economici e dell'economia globale in generale da parte del mercato", nonché' "di una nuova capacità dei policy maker di rispondere alle sfide future".

Alla luce della revisione effettuata dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Mann ha precisato che, mentre alcuni Paesi hanno compiuto notevoli progressi in termini di riforme, "molti hanno fatto ben poco. Gli Stati con programmi di rinnovamento particolarmente ambiziosi, come l'India, il Giappone e la Turchia stanno affrontando sfide politiche non indifferenti e rischiano di perdere slancio".

Il tasso di crescita economica, registrato dalla grande maggioranza dei Paesi del mondo, è andato via via rallentando dal 2000, evidenziando un calo della creazione di nuove imprese e un venir meno della competitività tra le stesse. Di conseguenza è necessario, secondo Mann, “un riesame della politica della concorrenza, del diritto fallimentare e della regolamentazione dei mercati dei beni e dei servizi per creare condizioni di parità tra le imprese e le società".

In sostanza, per l'Ocse, le riforme volte a migliorare la competitività tra gli enti che forniscono servizi sono particolarmente necessarie. La Germania, il Giappone e la Corea del Sud, ad esempio, dovrebbero muoversi in questa direzione data la notevole disparità esistente tra il settore dei servizi e quello manifatturiero in termini di produttività.

Inoltre, Mann ha evidenziato che, negli ultimi anni, i Paesi del sud Europa hanno messo in campo un maggior numero di riforme economiche rispetto a quanto fatto da quelli del nord Europa e ha puntualizzato che la Germania, attraverso "tentativi più vigorosi di riforma" potrebbe aiutare la ripresa dell'economia di tutta l'Eurozona.

Infine, l'Ocse ha notato che l'Italia, la Spagna e la Francia devono fare di più dal punto di vista fiscale e per migliorare le condizioni del mercato del lavoro. L'economia italiana, in particolare, è migliorata, ma i dati sulla disoccupazione giovanile restano preoccupanti, ha detto l'Organizzazione. Per quanto riguarda Stati Uniti e Gran Bretagna, invece, negli ultimi anni questi Paesi hanno registrato una crescita economica maggiore rispetto all'Eurozona e al Giappone, ma, ha sottolineato l'Ocse, devono agire per migliorare l'accesso a livelli di formazione più elevati.

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