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13 Settembre 2017

Nell'occhio del ciclone

di Erik Knutzen, chief investment officer - Multi-Asset Class

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Attenzione a non confondere mercati tranquilli e acque chete

Quando leggerete queste riflessioni, sapremo se l’uragano Irma si sarà abbattuto sulla Florida. Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza circa una settimana fa. Da allora l’uragano ha colpito la regione dei Caraibi lasciando dietro di sé solo devastazione. Dal canto loro gli Stati Uniti, pur alle prese con i danni provocati dalle inondazioni dell’uragano Harvey, si sono preparati all’impatto.

Il nostro pensiero va alle vittime di queste tempeste ed esprimiamo i nostri migliori auspici per tutti coloro che sono sopravvissuti al passaggio di Irma.

Soppresse le burrasche finanziarie

Se Irma avrà colpito la Florida con una potenza pari almeno alla categoria 4, sarà stato il primo dopo l’uragano Wilma di 12 anni fa. Ad appena una settimana più o meno da Harvey, nella storia non esistono precedenti di due uragani di tale entità che si abbattono sugli Stati Uniti nella stessa stagione. Però, nonostante le apparenze, in meteorologia i periodi prolungati di calma non si traducono in una maggiore probabilità di tempeste più distruttive in futuro.

Le cose possono essere diverse per i mercati finanziari. Una lunga fase di minore volatilità e maggiori valori patrimoniali potrebbe portare a più ampie assunzioni di rischio e accrescere l’effetto leva alla ricerca di rendimenti, rendendo dunque la potenziale burrasca molto più grande qualora gli investitori tentassero di retrocedere.

In aggiunta, se da un lato gli individui possono fare ben poco per arginare le tempeste tropicali, noi possiamo agire e di fatto operiamo in modo tale da reprimere le tempeste finanziarie. L’ultimo decennio – nel corso del quale si è assistito a straordinari interventi da parte delle banche centrali – rappresenta un possibile eloquente esempio di repressione di bufere finanziarie e i politici sono maestri nell’imbastire rimedi rapidi per le sfide strutturali e di lungo termine.

L’arte di tergiversare

Paradossalmente è stato l’uragano Harvey che ha fornito al presidente Donald Trump l’assist per un rapido antidoto contro le imminenti questioni su plafond del debito USA e pareggio di bilancio. Trump concluso un accordo con i Democratici per rimandare queste difficili decisioni fino a metà dicembre e liberare così i fondi destinati alle situazioni di emergenza. Il che non è piaciuto ai Repubblicani, che nel Congresso intendevano servirsi di queste scadenze per forzare le riforme fiscali e strutturali.

I Buoni del Tesoro in scadenza a ottobre, con rendimenti in forte rialzo pari ai livelli di settembre 2008, hanno registrato performance brillanti, mentre quelli in scadenza a dicembre sono arretrati. In questo contesto, comunque, i titoli di Stato a lungo termine si sono mossi appena. Dopotutto i fondamentali economici statunitensi e globali restano modesti ma stabili – il cosiddetto scenario “riccioli d’oro” - ed è vero che l’intera nostra politica monetaria e quel tergiversare sul fronte politico possono concorrere ad ampliare questa fase espansionista del ciclo economico.

Stare sopravento

Gli investitori non devono tuttavia confondere l’attuale calma del mercato con un vero e proprio clima favorevole: potrebbe trattarsi dell’occhio del ciclone.

Le cose potrebbero restare tranquille se continuiamo a muoverci con il vortice dell’uragano che ci lambisce, ma sono numerose le insidie che potrebbero essere d’inciampo: un errore tattico sulla Corea oppure una decisione della Federal Reserve lungo il percorso di normalizzazione della politica monetaria, mentre ricicla gran parte del proprio personale senior, o ancora il presidente USA che continua ad accumulare temi nell’agenda legislativa di un Congresso diviso, alienandosi il sostegno del proprio partito senza riuscire a traghettare la spinosa questione del tetto del debito alla prossima seduta.

Nessuno di questi rischi esogeni ha ancora travolto i mercati e, come avviene per i fattori meteorologici, avere tempo può consentire alla loro forza distruttiva di scemare. Ad ogni buon conto nel mondo finanziario il tempo può anche far sì che un uragano di categoria 3 si trasformi in uno della categoria 5.

Pertanto gli investitori capaci di capire che potremmo trovarci nell’occhio del ciclone dovrebbero valutare l’ipotesi di restare dove sono quando sentono alzarsi il vento intorno a loro: rimanere diversificati. Conservare l’esposizione ai mercati più ampi. Ma al tempo stesso, tatticamente, prendere in esame altre fonti di rendimento, come strategie di copertura decorrelate, premi al rischio alternativi od opportunità di relative value meno inclini a lasciare i portafogli sovraesposti in caso di un brusco cambio delle condizioni climatiche, in meglio o in peggio.

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