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1 Novembre 2022

Mutui: tassi oltre il 5% entro la fine dell'anno. Investimenti a rischio (Report)

di Maurizio Cannone, direttore Monitor

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È una pessima notizia per l’immobiliare: entro la fine del 2022 i tassi sui mutui supereranno il 5%. Secondo la Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, il tasso sui mutui dopo aver registrato una forte accelerazione a seguito delle manovre della Bce, ha intrapreso un trend di rialzo che porterà a una restrizione nella concessione del credito da parte delle banche e a tassi che potrebbero anche raggiungere la doppia cifra nel lungo periodo. Per il mercato immobiliare è, o sarebbe, un vero trauma. Con gli investimenti da parte degli istituzionali già oggi molto rallentati a causa delle incertezze internazionali, il forte rialzo dei tassi sui mutui porterebbe anche il mercato dei privati a subire un deciso rallentamento. È un momento di grande tensione per gli investimenti, con grandi rischi specie nelle aree, come Milano, dove un mercato vivace ha attirato fino a qualche mese progetti importanti che necessariamente andranno rivisti. Specie per i rendimenti attesi che oggi nessuno può garantire.  

Meno credito e a costi sempre più sostenuti. Nei primi sette mesi dell’anno in corso, i finanziamenti delle banche alle famiglie e alle imprese sono cresciuti in media dello 0,4%, a un ritmo ben inferiore rispetto alla media registrata nell’ultimo quinquennio e pari all’1,2%. Per i mutui ipotecari, il rallentamento nella crescita è stato ancora più evidente perché, mentre il ritmo di espansione a partire dal 2018 è stato, in media, del 4,6%, nel corso del 2022 i molteplici fattori di incertezza hanno modificato il generale clima di fiducia di tutti i prenditori di prestiti. Gli interessi sui mutui ipotecari avevano già superato il 4% con il costo del denaro

all’1,25% e, con il nuovo rialzo al 2% appena deciso dalla Banca centrale europea, è possibile immaginare che venga sforata la soglia del 5%. A distanza di neanche due mesi dalla prima mossa della Bce, e in uno stato di vulnerabilità economica ormai diffusa,

la rapidità con cui si sta realizzando il piano record dei tassi dell’Eurotower comincia, dunque, a generare un clima di sfiducia, con forti implicazioni sociali e finanziarie per famiglie e imprese. Se, infatti, la tradizionale cautela degli italiani nel ricorrere al credito bancario ha lasciato spazio negli ultimi anni a un maggiore interesse ad indebitarsi, con la complicità di tassi favorevoli e agevolazioni fiscali, i dati sui prestiti di fine estate rappresentano un segnale di discontinuità e di preoccupazione perché subiscono i primi effetti del rincaro dei tassi europei e, soprattutto, i timori per quelli che ancora dovranno realizzarsi. Dai tassi

per le nuove erogazioni, che potrebbero sforare il tetto del 5% già nei prossimi mesi, all’aumento dello spread che incombe sui prestiti già concessi a tasso variabile, il nuovo scenario finanziario che si profila per le famiglie e imprese italiane, è sempre

più buio. Se il contesto macroeconomico non fosse così difficile e non fosse ormai terminata un’epoca di politica monetaria favorevole, lo scenario futuro non sarebbe così preoccupante. Invece, l’accanimento della Bce nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui - maggiore in Italia, rispetto agli altri paesi europei – corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie perché il contesto futuro dei tassi non è da riscrivere. La cronaca finanziaria del 2008 insegna che, nel periodo storico in cui il rialzo dei tassi è stato più alto di sempre e ha preceduto la politica accomodante della Bce per i successivi 15 anni, i tassi hanno raggiunto soglie da capogiro.

La mappa delle condizioni del credito nell’Eurozona potrebbe così dare qualche indicazione – e non previsione – per il futuro, anticipando l’allarme finanziario per tutti quei cittadini per i quali i rischi di usura e di povertà potrebbero sostituirsi a quei da sovra indebitamento. L’analisi si concentra anche sul confronto europeo: per i finanziamenti dedicati all’acquisto della casa, alle famiglie italiane è richiesto un tasso di interesse medio del 2,62% per scadenza fino a 5 anni, contro un livello medio dell’1,58% delle famiglie francesi e del 2,27% per quelle spagnole: in pratica, in Italia gli interessi sono quasi il doppio rispetto alla Francia e

comunque più alti rispetto alla Spagna. L’accanimento della Bce nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui - maggiore in Italia, rispetto agli altri paesi europei – corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie: la crisi dei mutui subprime potrebbe

riaccendersi in Europa.

«La Bce, per contenere l’inflazione vicina al 12%, ha deciso di alzare il costo del denaro fino al 2%, ma non è detto che raggiunga l’obbiettivo. L’Eurotower alza i tassi e le banche si adeguano, ci guadagneranno insieme a propri azionisti. Conseguentemente alla decisione della Bce, i tassi di interessi sui mutui potrebbero superare il 5%. Il governo sta per intervenire sulle bollette, ma il positivo intervento del governo corre il rischio di essere in parte annullato dall’aumento dei tassi sui mutui e prestiti. Da una parte, insomma, il governo cercherà di diminuire i disagi degli italiani, ma dall’altra aumenteranno i tassi sui prestiti e mutui.

C’è poi un problema giovani: devono essere prorogate le agevolazioni fiscali azzerando ogni tipo di imposta e potenziando il Fondo di garanzia per i mutui dei giovani, grazie al quale lo Stato fa da garanzia alle banche. Inoltre, il governo, che dovrebbe aiutare i giovani a comprare casa e la Banca d’Italia potrebbero vigilare sulle banche, anche in una situazione di libero mercato come la nostra, affinché non si inneschi una eccessiva competizione fra banche per chi riesce a guadare di più rispetto al rialzo dei tassi di mutui e prestiti. In un momento di pesante crisi come questa le banche devono svolgere il proprio ruolo sociale fino in fondo sostenendo famiglie e imprese» precisa il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

Scarica il Report allegato

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