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La Bce fa bene ai mercati
di Paul Diggle, senior economist Aberdeen Standard Investments
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La Bce ha aumentato il Pandemic Emergency Purchase Program (Pepp) di altri 600 miliardi di euro, oltre a estendere il periodo di tempo durante il quale saranno effettuati gli acquisti e reinvestimenti. Questo, insieme ai recenti annunci o proposte di misure fiscali addizionali, rafforza la convinzione dei mercati che la risposta monetaria e fiscale europea stia facendo passi da gigante, diventando consistente e coordinata.
Tutto ciò è positivo. Le proiezioni indicano una contrazione del Pil dell'Eurozona dell'8,7% nel 2020, per poi crescere del 5,2% e del 3,3% rispettivamente nel 2021 e nel 2022. Nel frattempo, la Bce prevede un'inflazione media dei prezzi al consumo (HICP) dello 0,3% quest'anno, e poi dello 0,8% e dell'1,3% nel 2021 e nel 2022. Queste previsioni sono in realtà leggermente superiori alle nostre, poiché riteniamo che le forze disinflazionistiche siano ancora più radicate in Europa di quanto non pensi la Bce. Ma in ogni caso, con l'inflazione ancora ben al di sotto dell'obiettivo anche nel 2022, non escludiamo un ulteriore allentamento da parte della Bce. In effetti, Christine Lagarde a un certo punto ha prospettato un'altra rivalutazione della dotazione del Pepp sulla base dell’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche di settembre.
Un ulteriore allentamento della Bce si colloca in un contesto di miglioramento della risposta della politica fiscale europea. L'allentamento strutturale medio dei singoli Stati membri dell'Eurozona si aggira ora intorno al 4% del Pil, con la Germania che sta facendo il massimo, compreso un bilancio suppletivo di 130 miliardi di euro concordato ieri. E, a livello sovranazionale, le misure fiscali concordate si sommano già a un ulteriore 4% del Pil dell'Eurozona, con le proposte del Fondo europeo di ripresa economica che potrebbero aggiungere un altro 5% del Pil dell'UE in termini di stimolo.
Il risultato è che il mix di politiche monetarie e fiscali in Europa sta finalmente iniziando a essere all'altezza della situazione, mentre i dati ad alta frequenza suggeriscono che è siamo giunti a un punto di inversione al rialzo dell'attività economica. Le misure ad alta frequenza dell'attività economica europea si stanno ora indirizzando verso l'alto e si prospetta un periodo di rapida crescita. Pensiamo ancora che il rimbalzo non compenserà tutta la contrazione iniziale, il che significa che vi sarà una perdita permanente di produzione rispetto alla tendenza pre-crisi e rimaniamo preoccupati per i rischi della seconda ondata a livello di contagi. Ciononostante, i tasselli potrebbero andare al loro posto aprendo il passo a un periodo di migliore performance dell'economia e dei mercati europei.
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