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22 Febbraio 2019

L'immobiliare non ha niente a che fare con lo scandalo diamanti. Però...

di Maurizio Cannone

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Ci sono i vip, truffati, ci sono le banche, che vendevano i diamanti, ci sono i banditi che hanno messo in piedi la vendita di diamanti per investimento. Se ne è parlato ampiamente. Non ci si è soffermati su un dettaglio però: dove venivano pubblicate le quotazioni di questi diamanti da investimento. Perché non sarebbe bastato che fossero proposti e venduti in banca.

Se fate caso, quando stipulate un mutuo, appare nel contratto qualcosa del tenore “le quotazioni dell’indice Euribor sono consultabili sulle pagine del Sole 24 Ore”. Quindi un rapporto di fiducia tra banche e giornale di Confindustria che esiste da tempo. Ed ecco uno dei fattori chiave della truffa dei diamanti: le quotazioni erano pubblicate regolarmete sulle pagine del giornale principale. Non su quelle di un allegato.

Simona Tagli, una delle “vittime” più intervistate in questo periodo lo dice chiaro. Venerdì 21 febbraio 2019, ore 11,05 su Rai 2: “Per le quotazioni guardavo i grafici pubblicati sul Sole 24 Ore. Poi ho scoperto che erano pagine a pagamento”.

Se ci siano stati intrecci di convenienza tra il giornale e gli operatori, saranno i giudici a stabilirlo. Certo è che: 1- Il Sole 24 Ore ha ricevuto denaro per pubblicare le quotazioni, dato che erano spazi pubblicitari; 2- Evidentemente non sono stati effettuati i controlli del caso. Inopinabile, pronti ad affermalo davanti a un tribunale.

Qualcuno all’interno del Sole 24 Ore ha provato a parlarne. A noi risulta solo Plus24 nel 2017, l’inserto del sabato. Con un giornalista che purtroppo ora non lavora più per quel giornale.    

La truffa dei diamanti probabilmente non avrebbe potuto essere sviluppata fino a raggiungere due miliardi di euro, questa almeno è la cifra che filtra dalle indagini, se non ci fosse stata un’ampia rete di interessi condivisi e di persone disponibili anche nella comunicazione. E’ per questo che i dati, gli osservatori, i centri studi sono così appetibili. Perché sono la base quale costruire consenso e dimostrare le proprie tesi. Basta pagare e qualcuno che firmi un report e lo pubblichi su un giornale lo si trova sempre. Se poi le associazioni riescono a far pagare alle singole aziende, ne escono ancora meglio. Un pericolo che esiste anche nell’immobiliare, che è notoriamente autoreferenziale. Però, prima o poi, i dati veri diventano più forti delle strategie e dei personaggi imbarazzanti che si continuano a proteggere.

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