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Kames Capital: I FAANG sono giunti al capolinea?
di Neil Goddin, head of equity quantitative analysis di Kames Capital,
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I titoli dei big 5 della tecnologia statunitense hanno raggiunto i loro massimi storici, con alcuni che accarezzano ormai la strabiliante valutazione di 1 trilione di dollari. Battere questi record sembra impensabile. La storia, tuttavia, ci suggerisce che la strada verso la vetta non ha ancora raggiunto il capolinea. In Kames viene eseguita un’analisi che classifica i vari titoli sulla base delle loro prospettive di crescita e da inizio anno tutti i colossi tech, Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google, hanno migliorato il loro ranking grazie alla solidità dei fondamentali e alla crescita dei loro utili.
Di certo il caso Cambridge Analytica è servito a palesare i rischi correlati all’enorme potere dei giganti tecnologici e gli investitori hanno iniziato a riconsiderare le loro tesi di investimento dopo un periodo pluriennale di sovra-performance. A prescindere da ciò, noi manteniamo una visione positiva sul futuro delle Big Five. Sebbene le valutazioni appaiano a molti astronomiche, con la capitalizzazione di Apple salita a 950 miliardi di dollari, seguita da Amazon (823 miliardi) e Alphabet (795 miliardi), non ci troviamo infatti ancora al punto di poterle considerare sopravvalutate se ci confrontiamo con i titani delle ere passate.
Si paragonano i FAANG di oggi con i fantasmi e gli zombie delle società del passato e la percezione è che stiano sconfinando i propri limiti. Questi face-to-face avvengono però sulla base di un valore nominale del dollaro. Contestualizzando il tutto alla situazione odierna, ovvero includendo nel calcolo inflazione e l’attuale valore del biglietto verde, la narrativa prende una piega diversa.
La natura asset-light dei modelli di business dei FAANG, inoltre, si traduce in una minore necessità di capitale per ogni dollaro di crescita e a meno livelli manageriali, fattori che aumentano il loro potenziale nel lungo termine. Credo che questa formula sia un motore affidabile e consistente al quale affidarsi per crescere e che ci siano ancora ampi margini prima che la dimensione di queste aziende possa diventare una zavorra.
Altro elemento che gioca a favore della tesi pro-FAANG sono gli importanti investimenti che hanno permesso a queste piattaforme di espandersi nel tempo e che rappresentano ora un’imponente barriera che ostacola l’entrata di potenziali insidiatori, oltre che uno strumento che permette alle imprese di accedere alle nuove frontiere della crescita – che siano queste l’apprendimento automatico, la guida autonoma o le ultime applicazioni digitali (Internet of Things). In conclusione, che si adotti una visione di lungo o breve termine, c’è ancora molto da apprezzare dei colossi tecnologici statunitensi, sia quantitativamente che qualitativamente.
È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Lendlease: MIND continua a crescere con i cantieri di WestGat
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