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16 Aprile 2018

Immobiliare: retail sempre più in crisi

di M.C.

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Grossa crisi per l’immobiliare retail, sempre più sotto scacco delle vendite online. Una spirale senza fine comiinciata coi grandi centri commerciali che portavano alla chiusura i  piccoli negozi.

Ora sono gli stessi centri commerciali a chiudere per la concorrenza dei venditori online. In effetti la parabola positiva della grande distribuzione è durata poco, penalizzata dalla crisi economica e dai lunghi tempi di programmazione per l’apertura di nuove strutture. Certo è che, a parte poche location strategiche, l’immobiliare retail soffre come non mai. E gli investitori preferiscono puntare sulla logistica piuttosto che su nuove aperture commerciali.

Perchè la logistica è il punto di atterraggio dell’online: più aumentano le vendite via internet, più gli operatori hanno necessità di magazini per lo stoccaggio e la consegna dei beni ai clienti. In termini reali il rapporto è di 1 a 1000: significa che 1.000 metri quadrati di logistica, se utilizzati solo a supporto delle vendite online, cancellano 1 milione di metri quadrati di spazi commerciali. Sembra la stessa china conosciuta dalle filiali bancarie: fino a qualche anno fa ritenute il miglior investimento e ora completamente abbandonate dai grandi fondi, in vista delle migliaia di chiusure eseguite e annunciate in Italia.

E così il gigante Auchan ha deciso di chiudere gli ipermercati di Napoli Argine e Catania La Rena e dei suoi 260 addetti diretti, che si sommano ai già 1.400 annunciati in Italia.

Lo stesso accade nelle grandi catene di distribuzione. L’ultimo riguarda il marchio Trony  che ha licenziato tutti i suoi 500 dipendenti diretti tra Puglia, Basilicata, Lombardia, Veneto e Piemonte. Situzione di tensione in tutti i settori: dalla Limoni-Douglas (profumi) alla Mercatone Uno (3.000 dipendenti, arredamento).

Altri esempi si possono trovare su vari articoli di Repubblica pubblicati negli ultimi giorni, l'ultimo dei quali il 15 aprile

Per l’immobiliare significa vedere arrivare sul mercato ancora spazi commerciali che non potranno trovare interesse, in un momento in cui l’usato è difficile da piazzare in tutti i  settori. E con ogni probabilità assisteremo al rafforzamento della polarizzazione già in atto: Milano, solo il centro della città e poco altro, dove non si riescono a soddisfare le richieste, qualche interesse per Roma, e il resto d’Italia totalmente fuori dal radar degl investitori.

Qualche eccezione non fa testo.   

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