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29 Febbraio 2016

Il parere del Gestore: il rialzo dei tassi è sempre più lontano

di Luigi dell'Olio - MonitorImmobiliare

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Un secondo rialzo dei tassi della Fed si allontana sempre più a causa del rallentamento della crescita globale. Ne è convinto Massimo Dalla Vedova, director Emea client group di AB-AllianceBernstein.

La volatilità sembra essere divenuta la costante dei mercati finanziari. Dobbiamo abituarci a farci i conti ancora a lungo?

Gli investitori dovranno aspettarsi periodi di volatilità prolungati. Prevediamo che la volatilità sarà soggetta a maggiori picchi ancora per un po’ di tempo. Siamo anche consapevoli che, a causa dei cambiamenti nelle dinamiche dei mercati provocate da un aumento delle strategie di gestione del rischio e del trading algoritmico, questa accrescerà la probabilità di impennate più improvvise del rischio e a cali più rapidi rispetto al passato.

A suo avviso, quali saranno le mosse della Fed e della Bce nelle prossime settimane? Qualcuno dice che le Banche centrali non hanno più il pallino del gioco in mano..

I commenti della Fed sulla situazione globale – e gli scarsi commenti sulle previsioni dell’inflazione – ci portano a credere che a marzo non ci sarà un rialzo dei tassi. Il riscontro negativo da parte della crescita globale debole e dagli attuali cambiamenti è ancora nell’aria ed è probabile che i policy maker si focalizzino maggiormente su queste forze nel 2016, il che si traduce in un rialzo molto graduale dei tassi ufficiali.

Quanto alla Bce?

Il messaggio di Draghi è chiaro: primo, con un’inflazione troppo bassa per un periodo di tempo così prolungato e con livelli di debito elevati, la Bce deve tassativamente proteggersi da un calo delle attese sull’inflazione che ha in sé le premesse per avverarsi; secondo, la politica monetaria dovrebbe agire proattivamente per prevenirlo. Anche se ci sarà qualche resistenza sul consiglio direttivo, ci sono pochi dubbi sul fatto che l’Eurotower allenterà la politica ancora a marzo e, diversamente da quanto accadde a dicembre, dubito che questa volta deluderà il mercato.

Disegnato lo scenario, come state riorganizzando i vostri portafogli?

Nelle ultime settimane abbiamo deciso di diminuire il rischio e ora siamo leggermente sottopesati sugli asset alla ricerca del rendimento.

Le preoccupazioni a livello macro sulla Cina e sul petrolio sono diventate driver cruciali del sentiment di mercato, innescando periodi di volatilità. Inoltre nel mese di gennaio le misure del rischio azionario sono salite, superando le medie a lungo termine.

Siete diventati pessimisti?

L’allargamento degli spread del credito europeo, in particolare nel settore finanziario, potrebbe indicare che il sentiment negativo sta impattando sulle previsioni della crescita e dei rendimenti ma, non abbiamo rilevato un deterioramento materiale nelle misure dei fondamentali economici del mondo sviluppato che suggerisca un calo prolungato dell’economia. Inoltre la politica delle banche centrali, in particolare in Europa e Giappone, è diventata ancora più accomodante. Manteniamo una maggiore esposizione all’azionario giapponese e americano.

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