Ultime notizie

30 Marzo 2016

Idea Fimit, Caniggia: il Turismo può salvare il Real Estate del Mezzogiorno (Videointervista)

di Maurizio Cannone

Condividi:
Facebook
Linkedin
Twitter
Whatsapp
16x9
Angle Left
Angle Right
ADV 970x90

Il Real Estate del Mezzogiorno non riesce a ingranare la marcia della ripresa per un errore di lettura. Continuare ad applicare ai piccoli centri abitati del Sud Italia le logiche utilizzate nelle location considerate prime, come Milano e Roma, non può essere una soluzione vincente. La chiave di volta sarebbe il Turismo. Ne è convinto Emanuele Caniggia, amministratore delegato di Idea Fimit SGR e vicepresidente di Assoimmobiliare, intervistato da Monitorimmobiliare.

Alla vigilia del Forum del Sud lanciato da Scenari Immobiliari e Cassa Depositi e Prestiti cosa sta succedendo nel mercato immobiliare del Meridione?

L’iniziativa è sicuramente molto lodevole perché cercare di riscoprire un mercato, che oggi oggettivamente non c’è, è necessario e indispensabile al fine di ampliare la gamma prodotto in Italia. Devo dire che è un mercato difficile perché fatto di piccoli centri urbani che non hanno una capacità attrattiva verso gli investitori oggi alla finestra sull’Italia, soprattutto gli esteri. In realtà anche gli istituzionali italiani non si sono mai avvicinati a quel mercato, sia per difficoltà ambientali sia per quelle di prodotto. Trovare un prodotto che abbia una certa consistenza anche in termini economici è complicato e quei pochi che ci sono hanno un rischio intrinseco di locazione. Qualora l’immobile rimanga vuoto, sarebbe molto complicato rilocarlo. Sicuramente va fatta una riscoperta in ottica turistica. Su questo bisogna lavorare moltissimo perché non è il primo asset considerato dagli investitori ma potrebbe avere un suo seguito.

Qual è il target, a livello di location, delle operazioni di Idea Fimit?

Stiamo guardando anche delle cose al Sud, ma dico anche che non è facile chiudere delle operazioni. Ci sono ancora dei rendimenti troppo compressi per quel tipo di mercato. Se devo avere lo stesso yield a Palermo o a Milano, allora andrò nel capoluogo lombardo dove il mercato è sicuramente più liquido. Probabilmente con un rendimento maggiore potrebbe essere più facile chiudere le operazioni nel Sud Italia. La concentrazione del nostro patrimonio è sbilanciata su Roma e Milano, quasi il 60% è in queste due città, proprio perché sono le piazze più liquide.

In un mercato che sta cambiando ci sono degli strumenti che state valutando e sui quali puntate?

Bisogna prima di tutto distingue strumenti e prodotti. Stiamo guardando prodotti che sono leggermente diversi da quelli tradizionali: ad esempio il modello centro commerciale, di derivazione anglosassone, che non fa altro che copiare il modello delle piazze degli antichi paesi medievali. Riscoprire e riadattare un prodotto potrebbe quindi essere una soluzione. Quindi nel Sud se si riuscisse a coordinare un’attività commerciale nei centri storici delle città si creerebbe, in sostanza, un centro commerciale a cielo aperto creando un prodotto che probabilmente diventerebbe interessante anche per lo strumento. Sto parlando dei fondi che continueranno ad esistere dopo la scadenza anche se forse sotto altra fattispecie. Per esempio in Germania i fondi aperti funzionano molto meglio dei nostri fondi chiusi. In aggiunta ci sono altri strumenti: mi riferisco alle Sicav che sono uno strumento efficiente per alcune tipologie di investitori.  Le Siiq hanno qualche difficoltà ma potrebbero essere uno strumento alternativo. Lo strumento quindi deve essere al servizio del prodotto. Anche la trasformazione dei fondi immobiliari in FIA deve essere letta in questa logica. In particolare, i FIA consentono un’apertura sul comparto mobiliare che potrebbe poi essere collegato a quello immobiliare.

Assoimmobiliare come si sta muovendo a supporto del mercato, se è vero che la finanza è il motore reale del Real Estate?

Assoimmobiliare ha portato un’evoluzione sostanziale al mercato e alla normativa. Oggi il Governo capisce che esiste un mercato del Real Estate e capisce che c’è un qualcuno che si interpone tra l’utilizzatore e il costruttore. In questo senso è stata fondamentale l’attività di Assoimmobiliare e sarà fondamentale nel futuro proprio nell’evoluzione degli strumenti e dei mercati, che vogliamo portare a dimensioni redditizie. Non dimentichiamo che in Italia abbiamo una frammentazione tale che purtroppo impedisce una crescita organica limitando quindi investimenti e sviluppo. Con una dimensione media dei fondi di 80 milioni di euro, contro una media olandese di 2 miliardi, si capisce bene perché il fondo italiano non è redditizio e non consente un passo avanti nella gestione della singola azienda prima e del mercato nel complesso poi. Assoimmobiliare deve, e lo sta già facendo, interloquire con il Governo per sensibilizzarlo ad alcune tematiche come la fiscalità e la burocrazia, ma anche cercare un’azione di aggregazione di investitori e di gestori. La limitatezza del mercato italiano impedisce la creazione di un’industria dell’immobiliare vera e propria.

Guarda l’intervista completa

7x10

È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Lendlease: MIND continua a crescere con i cantieri di WestGat