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30 Dicembre 2015

Fisco. Apple finanzierà l'abolizione delle tasse sulla prima casa?

di Enrico Casadei

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Lo Stato italiano è alla ricerca di soldi, ma questa non è una notizia. La notizia è che Apple verserà nelle casse dell’Erario 318 milioni di euro. Finalmente uno dei big dell’industria si è piegato al fisco italiano: dopo aver spremuto i contribuenti più deboli tocca ora a chi si è sempre defilato dall’imposizione fiscale. Sembra proprio che l’Esecutivo sia riuscito ad applicare la regola aurea del premier Matteo Renzi: “pagare tutti, pagare meno”. Che sia il primo passo per una successiva riduzione a vantaggio di cittadini che hanno visto nell’ultimo anno crescere le imposte sul lavoro, sui consumi e sulla casa (nonostante l’abolizione per il prossimo anno)?

I legali della società di Cupertino, scrive Repubblica, hanno raggiunto un accordo con l’Agenzia dell’Entrate per chiudere un contenzioso durato mesi per sanare una evasione fiscale da quasi un miliardo accettando tutti i rilievi sollevati dalle autorità italiane e versando quanto richiesto nei verbali di accertamento. In base al meccanismo dell’esterovestizione, Apple avrebbe messo a bilancio in Irlanda quanto fatturato in Italia al fine di pagare meno tasse.

Parallelamente si è mossa la magistratura milanese che nella primavera scorsa ha inviato all'AD di Apple Italia, Enzo Biagini, al direttore finanziario, Mauro Cardaio e al numero uno di Apple Sales International (società irlandese a cui fanno capo tutte le attività Emea), Micheal O'Sullivan, un avviso di garanzia con l’accusa di “omessa dichiarazione dei redditi” dal 2008 al 2013 per 880 milioni di euro di Ires evasa. Per il procuratore aggiunto Francesco Greco e il pm Adriano Scudieri, Apple Italia avrebbe "una struttura svincolata rispetto alle attività ausiliare svolte dalla società residente, che svolge una vera e propria attività di vendita sul territorio per conto di Apple Sales International". Ad ogni modo per i vertici indagati l’accordo con il fisco non cancella la posizione processuale, pur alleggerendola.

Apple non è l’unica. Nella stessa situazione verserebbe anche un’altra multinazionale dello stesso calibro: Google. La procura milanese avrebbe contestato all’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin una maxievasione della stessa cifra. Anche in questo caso, l'Agenzia delle Entrate starebbe trattando con i vertici italiani del numero uno al mondo dei motori di ricerca. La cifra per chiudere la pendenza si aggirerebbe sui 150 milioni. Nella lista ci sarebbe anche Amazon, il gigante dell’e-commerce, che gestisce le attività nel Vecchio Continente attraverso una sede in Lussemburgo dove la tassazione è più favorevole, come in Irlanda, e permette di evitare di pagare centinaia di milioni di euro di tasse.

Di conseguenza sarebbero i colossi, che finora hanno schivato le tasse in Italia, a far partire una nuova fase di riduzione delle tasse. Potrebbe essere che ad esempio le nuove entrate fiscali dei vari Apple, Google, Amazon compensino alle minori entrate per l’abolizione della tassazione sulla prima casa. D’altronde il prossimo anno le casse dell’Erario perderanno un’entrata considerevole: con l'acconto di giugno e il saldo di dicembre tra Imu e Tasi gli italiani hanno versato nelle casse pubbliche complessivamente 24,8 miliardi di euro, di cui 19,8 miliardi per l'Imu e 5 miliardi per la Tasi (3,7 miliardi per la prima casa).

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