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9 Luglio 2015

Eurostat, i prezzi delle case in Italia scendono più che nel resto dell'Europa

di Cristina Giua

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Il peggior risultato in Eurozona - almeno in termini di perdita di valore delle abitazioni - se lo aggiudica tecnicamente la Lettonia (con un -5, 8%).

Mettendo però da parte il piccolo Paese baltico, che ha un peso relativo all'interno dell'Ue, è proprio quello italiano ad essere oggi il mercato residenziale che sta perdendo più terreno. 

La Grecia non è pervenuta, va subito detto: quindi questa classifica generale non può contare sui dati dell'ultimo anno di quello che senza dubbio il mattone più critico in questo momento.

Contando invece sui numeri disponibili, nel primo trimestre di quest'anno è la nostra Penisola ad aver registrato il maggiore calo dei prezzi: meno 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2014 (-0,6% rispetto al trimestre precedente).

Questo secondo il rilevamento pubblicato dall'Eurostat, che su di noi non dice in realtà nulla di nuovo o inaspettato rispetto agli ultimi rilevamenti fatti ad esempio a livello nazionale da Nomisma o Scenari Immobiliari.

 Ma da cui emerge lampante però un'altra considerazione: i prezzi così appetibili e convenienti delle case non sono sufficienti a rilanciare le compravendite, come in un primo momento si era messo in conto, o almeno sperato.

Da notare però, prendendo come riferimento l'intera Eurozona, che nel periodo gennaio-marzo 2015 le quotazioni hanno invece registrato una crescita media dello 0,9% su base annua (e dello 0,3% su base trimestrale).

Ancora meglio il quadro focalizzato solo sui Paesi nell'Ue, dove l'aumento è stato del 2,5% (+0,6% su base trimestrale).

In altre parole, non mancano nel Vecchio Continente, Paesi dove i mercati residenziale sono in fase espansiva, almeno in termini di prezzo.

Sono lontani i livello di picco verso l'alto del 2007, ma anche quelli verso il basso del 2009, ma in fase di boom c'è l'Irlanda (+16,8% su base annua) e la Svezia (+11,6%).

Si difendono anche l'Ungheria (+9,7%) e la Gran Bretagna (+8,5%).

Fanno invece parte delle classifica negativa – anche se con perdite meno pesanti delle nostre - la Francia (-1,6%) e la Slovenia (-1,4%).

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