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25 Febbraio 2015

Ecco il piano Marshall per l'immobiliare italiano

di A.P.

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Una crisi che non si ferma e una tassazione sempre più pesante minano il settore immobiliare.

Ora sembra arrivato il tempo di nuove iniziative di rilancio, legate alla gestione del patrimonio immobiliare più che alla costruzione di nuovi edifici.

Con lo scopo di risparmiare oneri fiscali e tutelare il valore del capitale risparmiato dai milioni di proprietari di casa italiani. 

Due le notizie, strettamente correlate. 

Alfredo Romeo è stato eletto oggi presidente di Ifma-Italia, l’associazione internazionale dei professionisti del facility management, presente in novantaquattro Paesi con 24mila membri che gestiscono qualcosa come 10 miliardi di metri quadrati di proprietà per vendite annuali in prodotti e servizi pari a 100 miliardi di dollari (tra i soci Coca Cola, Walt Disney, Alcatel, Enel, Ferrero, Gucci, Novartis).

Questo un passaggio del discorso al suo insediamento: “Si può rilanciare l’economia di questo Paese attraverso scelte strategiche e operative che possono, contemporaneamente, modernizzarlo.

Non è uno slogan, è una opportunità.

E questa svolta passa per un’industria dei servizi più moderna ed efficiente che, con nuovi modelli gestionali, permetterà forti risparmi per i cittadini, in termini di oneri e tributi”.

Romeo (primo imprenditore del Sud a ricoprire questa carica) guida un’azienda leader in Europa nella gestione e valorizzazione dei patrimoni immobiliari pubblici e privati.

Come presidente di Ifma lancia una sfida complessa, convinto che l’industria dei servizi, declinata e allargata alle esigenze e alle potenzialità del territorio nel suo complesso (urbano e non) sia un volano di sviluppo e di crescita paragonabile a ciò che in altri tempi sono state le grandi opere infrastrutturali.

“I Servizi infatti – sottolinea Romeo - rappresentano il più grande volano economico per il Vecchio Continente, con il plus del risanamento e della riqualificazione della qualità della vita per milioni di cittadini.

Abbiamo infatti la certezza che il passaggio strutturale a una industria dei servizi al territorio possa rappresentare una sorta di piano Marshall del Terzo Millennio per questo Paese.

In particolare con lo studio, la valutazione e l’implementazione dell’art.24 della legge 133 (Sblocca Italia) che – grazie alle possibili esenzioni tributarie e fiscalità di vantaggio - può essere la chiave di volta per un rilancio strutturale dell’Industria dei Servizi in Italia”.

La seconda notizia è il lancio di un manifesto, che secondo le proiezioni dovrebbe garantire forti risparmi a ogni proprietario in Italia.

Partono da oggi le consultazioni coi soggetti istituzionali, per rendere operativo questo documento.

Il Manifesto per l’industria dei servizi

Questi i punti principali del documento:

a. la promozione dei facility management al territorio come elemento operativo determinante, strategico e volano economico auto-sostenibile, per la riqualificazione e la valorizzazione urbana e territoriale, anche per una maggiore efficienza della P.A. locale e per il miglioramento degli standard di qualità della vita della popolazione interessata

b. coniugare l’economicità con la qualità, e l’innovazione dei servizi con la capacità di concretizzare elevate performance di risultato, puntando all’esclusione dal mercato pubblico dei servizi di facility e/o property management delle gare aggiudicate al massimo ribasso, in favore di quelle aggiudicate con il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

c. il rilancio della specificità e della peculiarità di mercato delle aziende specializzate di servizi che operano nel settore immobiliare per la gestione e la valorizzazione dei beni, inibendo l’accesso a tale segmento di attività alle aziende collegate più o meno direttamente alla finanza immobiliare. Su questo fronte servono probabilmente appositi interventi normativi per contrastare una evidente incompatibilità - finora incensurata - fra le due funzioni: quella della gestione del risparmio e quella dell’erogazione dei servizi. Questo per impedire un evidente vulnus alla corretta concorrenza nel mercato del facility e dei servizi, anche in termini di qualità del prodotto-servizio erogato;

d. la ricerca di un più evoluto e naturale rapporto pubblico-privato, che consenta un corretto e trasparente dialogo fra componente pubblica e componente privata, per la messa a punto e la sottoposizione al mercato di modelli innovativi di servizi produttivi di risultato per la collettività e adeguatamente verificati sul piano della fattibilità operativa e della sostenibilità imprenditoriale;

e. l’evoluzione culturale e comportamentale degli operatori del complessivo potenziale mercato (P.A. di governo centrale e locale, committenza e aziende di servizio, mondo delle professioni, etc.) per lo sviluppo di un mercato dei servizi più competitivo sul piano della qualità, della efficacia e della economicità dei risultati e anche meno ostaggio del contenzioso strumentale e della burocrazia (regole certe, codici etici, formazione, etc).

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi