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27 Gennaio 2020

Coronavirus, retail e turismo in Giappone fanno i conti con calo arrivi

di G.I.

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Con la diffusione del coronavirus i settori del retail e del turismo in Giappone si trovano a fare i conti con il drastico ridimensionamento degli arrivi dei turisti dalla Cina durante le vacanze del Capodanno cinese. Dopo un 2019 di per se poco brillante per i consumi a causa dei fenomeni avversi di maltempo - con le vendite dei grandi magazzini in calo dell'1,4%, il Paese del Sol Levante puntava su una ripresa delle spese per consumi in coincidenza del tradizionale periodo di vacanza in cui milioni di cinesi visitano il Giappone.

Gli analisti di Nomura anticipano un calo del Pil dello 0,1% se la flessione dei turisti stranieri dovesse essere confermata pari al 10%.

Le notizie che si susseguono sui timori di contagio, secondo la Smbc Nikko Securities, potrebbero inoltre determinare una diminuzione delle attività a livello sociale degli individui, assieme alla cancellazione di eventi, restringendo ulteriormente la propensione ai consumi. L'impatto economico per le aziende nipponiche è già reale dopo l'interruzione dei processi di produzione nella provincia dell'Hubei, dove è situata la città di Wuhan, considerata l'epicentro del focolaio.

Due dei principali costruttori di auto nipponici, Honda e Nissan, hanno una forte presenza nella regione, così come la francese Renault.

Secondo i dati governativi, il numero di viaggiatori cinesi in Giappone è cresciuto di 20 volte dal 2003, assestandosi a 9,6 milioni di presenze nell'anno appena concluso, anche grazie alle aperture di Tokyo sui visti turistici. Al momento i viaggiatori cinesi rappresentano il 30% di tutti i turisti stranieri nell'arcipelago, e sono il gruppo più consistente dal 2015, favoriti dai circa 1.400 voli settimanali di collegamento tra Cina e Giappone.

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