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4 Febbraio 2016

Confedilizia lancia un appello a Renzi sulla Tari

di Enrico Casadei

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Il presidente del Centro studi Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha lanciato un appello al Governo per regolare il potere dei Comuni sulla Tari, la tassa sui rifiuti, dopo l’allarme lanciato ieri da Confcommercio.

“Gli intollerabili aumenti della tassa rifiuti decisi dai Comuni – ha dichiarato Sforza Fogliani – dilagano oggi sulle tv. L’accidia ad intervenire dei competenti ministri Galletti e Guidi è comprovata, nonostante la situazione sia stata agli stessi ripetutamente segnalata dalle organizzazioni sia della proprietà che degli inquilini. Facciamo a questo punto appello direttamente al Presidente del Consiglio: la detassazione della prima casa portata in porto da questo Governo non può essere totalmente annullata dall’aumento dei tributi locali, è urgente e indilazionabile porvi rimedio”.

“Il sistema Tari – ha chiarito il numero uno del centro studi della Confederazione sulla Proprietà Edilizia – non regge più. L’obbligo di coprire le spese del servizio senza alcun controllo di queste spese, si riduce nell’indiscriminato potere dei Comuni di aumentare la tassa rifiuti fino all’inverosimile. Un tavolo di confronto fra le diverse componenti interessate al controllo della spesa e alla gestione dei rifiuti, a cominciare dalle rappresentanze dei contribuenti (proprietari e inquilini), è indifferibile a più titoli”.

Secondo quanto reso noto ieri da Confcommercio, la Tari negli ultimi cinque anni è aumentata del 55% per un importo aggiuntivo intorno ai 3 miliardi di euro. Si tratta, sottolinea Confcommercio, “di cifre emblematiche” che mostrano “come la fiscalità locale continui a rappresentare un peso crescente per le imprese, con un carico di tributi divenuto ormai troppo oneroso e ingiustificato se si considerano le iniquità e le inefficienze che lo caratterizzano. Basti pensare che, nel caso della tassa sui rifiuti, alcune categorie economiche si sono trovate a fare i conti con distorsioni eclatanti: i ristoranti hanno visto aumentare i costi quasi del 500%, mentre ortofrutta, pizzerie e discoteche hanno superato addirittura il 600%”.

Dallo studio effettuato dalla Confederazione emergono anche enormi differenze dei costi a livello territoriale: sono numerosi casi in cui la spesa per la gestione dei rifiuti, a parità di livelli qualitativi di servizio, vede differenze che arrivano fino al 900% anche tra Comuni limitrofi.

Ancora più anomali i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni. Per un albergo di 1.000 metri quadri, ad esempio, lo scostamento è del 983%, passando da un minimo di 1.200 euro ad un massimo di 13.000. Per un ristorante di 180 metri quadri si va dai 500 euro all'anno a quasi 10 mila (1.900%), mentre per un negozio di calzature di 50 metri quadri il divario registrato è del 677% con variazioni da un minimo di 90 euro l'anno a quasi 700 euro. La situazione risulta poi aggravata dal peso dell'inefficienza delle Amministrazioni locali: il 62% dei Comuni capoluogo di provincia ha registrato infatti una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni, peraltro associata a livelli di servizio e prestazioni inferiori: in alcuni casi lo scostamento dal fabbisogno è superiore all'80%. Questa inefficienza produce un costo di 1,3 miliardi di euro di mancato risparmio, che potenzialmente avrebbe potuto rappresentare una riduzione del costo del servizio e quindi della tariffazione.

intanto l'argomento tassa rifiuti ha già raggiunto il Parlamento. Il senatore Paolo Arrigoni (LN-Aut) ha presentato un’interrogazione urgente sul problema alla quale il Ministro dell’Ambiente sarà chiamato a rispondere direttamente in Commissione. Nella stessa si sottolinea il sistema, giudicato “perverso”, sul quale si basa la tassa così come si evidenziano le differenze abnormi di peso contributivo che si registrano fra Comune e Comune. Il senatore Arrigoni sottolinea la necessità di un urgente intervento e di un controllo sui costi esposti dai Comuni. La risposta del Ministro è attesa a breve.

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