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8 Novembre 2015

Cascinazza, cause legali infinite: ora Cabassi chiede 66 mln di danni

di Redazione

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Torna d’attualità l’area della Cascinazza, dopo lo stop all’edificabilità dei terreni da parte del Comune, come ai tempi in cui i 50 ettari di campi a sud di Monza erano della famiglia  Berlusconi.

A riaprire il contenzioso legato all’edificabilità e al valore dei terreni agricoli acquistati nel 1981 da una società della famiglia Berlusconi, (come riporta il Giorno) è la nuova proprietà, la Lenta Ginestra srl, la società partecipata al 70% da Brioschi Sviluppo Immobiliare spa del gruppo Cabassi e al 30% da Axioma Real Estate srl di una cordata di imprenditori brianzoli, che nel 2008 rilevò per 40 milioni di euro il 100% della società Istedin guidata da Paolo Berlusconi proprietaria della Cascinazza, e che in città è proprietaria anche di altre grandi aree libere, come i 115.510 metri quadrati di campi sul confine ovest con Muggiò.

E se ai tempi di Berlusconi la richiesta alla città, con una causa durata 14 anni e andata a favore del municipio, era di 300 milioni di euro di risarcimento per la mancata edificazione sulla Cascinazza di un nuovo quartiere residenziale da 42 palazzi per 388 mila metri cubi di volumi, ora con Cabassi la richiesta al Comune è di «non meno di 66 milioni di euro, oltre a rivalutazioni e interessi», come si legge nell’istanza di liquidazione delle indennità fatta arrivare da Lenta Ginestra in municipio a metà della scorsa estate.

Si tratta di una diffida urgente con cui i legali della società immobiliare intendono far valere il cosiddetto «vincolo sostanziale espropriativo», quindi la necessità di ottenere un indennizzo, come nei casi di esproprio, perché nonostante la proprietà dell’area non sia passata al Comune, al titolare del bene sono stati posti forti limitazioni al diritto di proprietà, svuotandolo del suo valore.

E la richiesta di indennità di Lenta Ginestra viene fatta partire dal 1993, esattamente in continuità con la causa civile fatta partire quell’anno quando la proprietà di Cascinazza era dell’Istedin del fratello minore dell’ex premier, e la cifra di almeno 66 milioni euro risulterebbe proporzionata «per la protrazione oltre ogni ragionevole limite di legge della situazione di sostanziale vincolo espropriativo», scrivono gli avvocati nell’istanza.

Non sembra dunque voler finire mai la vicenda della Cascinazza, la contesa legale, economica e politica sull’edificabilità dei 55 ettari lungo il Lambro a sud di Monza che, addirittura dagli anni Sessanta, contrappone il Comune a tutti i proprietari che si sono avvicendati nel tempo. Tra cui il più noto, e finora anche il più accanito, che porta il cognome Berlusconi. Ma se nel 2008, dopo 27 anni di proprietà della Cascinazza, più della metà dei quali passati in tribunale, la famiglia Berlusconi passa la mano per 40 milioni di euro a Cabassi, nel 2012 anche Lenta Ginestra srl riprende le vie legali. 

L’indennità prevista per la mancata possibilità di costruire non è mai stata specificata, ma sembra aggirarsi attorno ai 60 milioni che ora Lenta Ginestra ha richiesto direttamente presentando al Comune l’istanza depositata la scorsa estate. Nel 2012 la Giunta si è opposta al ricorso al Tar affidando la difesa all’avvocatura comunale e rivendicando che le scelte urbanistiche fatte sono una prerogativa dell’ente pubblico e non possono essere condizionate dall’esterno.

Ma oltre alla via legale, l’amministrazione Scanagatti non ha escluso strade extragiudiziali, come ipotizzare nel nuovo Pgt in redazione di poter barattare con Lenta Ginestra le aree della Cascinazza con proprietà comunali: potrebbero essere oggetto della mediazione i 46mila metri quadrati della Fossati Lamperti stimati almeno 14,3 milioni di euro e i 24mila metri quadrati dell’ex Tpm su via Borgazzi da almeno 10,5 milioni.

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