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8 Novembre 2018

Immobili della Chiesa: Non sono il 20% del patrimonio nazionale

di Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia

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Riferendosi a quanto riportato da alcuni organi di stampa che, a proposito delle proprietà immobiliari della Chiesa, parlano di ben il 20% del patrimonio edilizio nazionale si tratta di un dato che non è minimamente attendibile e risulta assolutamente lontano dalla realtà.
 

E tra l'altro tale inattendibilità ictu oculi è di immediata percepibilità.
 

Tutti gli italiani infatti hanno sotto gli occhi una realtà diversa da quella che viene rappresentata con il dato che parla di un immobile della Chiesa ogni cinque posseduti dalla cittadinanza.
 

Questo dato non vale nemmeno nella città di Roma dove pure, nel centro storico, si presenta la maggior concentrazione di immobili religiosi a livello nazionale.
 

Secondo i dati in possesso di Europasia, nella Città Eterna gli immobili riconducibili alla Chiesa Cattolica, nella sua globalità di enti ed istituzioni ecclesiastici (compresi gli immobili extraterritoriali e quelli destinati al culto) dovrebbero aggirarsi  attorno al 3/4 % del totale.
 

A livello nazionale, viceversa, la quota di questi immobili (compresi quelli di culto) si attesterebbe attorno all'1 % del totale.
 

Si tratta pur sempre di una quantità considerevole atteso ad esempio  il numero complessivo degli immobili che nella sola Roma supera le 120 mila unità. 
 

Consideriamo peraltro che la gran parte del patrimonio edilizio esistente nelle nostre città è stato realizzato a partire dal secondo dopoguerra, fuori dai centri storici; e nelle zone periferiche e semiperiferiche la presenza di immobili della Chiesa è rarefatta.  
 

Riferendoci al patrimonio italiano edificato, stiamo parlando di una realtà edilizia che si localizza in ben 8102 comuni (oltre la metà dei quali sotto i 2500 abitanti), con una concentrazione demografica del 46% in comuni con popolazione inferiore ai 20.000 abitanti; in ciascuno dei quali sono presenti solo una o alcune chiese (non sempre dotate delle c.d. attrezzature complementari di culto: ad esempio canonica-oratorio-campo sportivo), qualche struttura appartenente ad ordini o congregazioni religiose; con frequentemente scarsi beni a reddito, quali terreni e fabbricati, gestiti dagli enti diocesani per il sostentamento del clero.

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