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12 Maggio 2018

Anche Del Vecchio esce da Confindustria. L'immobiliare non ha più rappresentanza

di Maurizio Cannone

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Anche la Luxottica di Leonardo Del Vecchio esce da Confindustria. Con un comunicato annuncia la decisione di ritirare tutte le sue rappresentanze territoriali.

Quando nel 2011 lo fece la Fiat, per la prima volta ci si rese conto che il sistema Confindustra non rifletteva più la parte produttiva del Paese. Poi mille vicende, compresa la gestione della voraggine finanziaria del Sole 24 ore, hanno portato anche il patron del Gruppo Veneto a sganciarsi. Perchè Del Vecchio è in grado di muoversi da solo, se non trova interlocutori che reputa adeguati: si parla di un Gruppo da 50 miliardi di capitalizzazione e oltre 140mila dipendenti. Un colpo durissimo per Confindustria.

E anche per l’immobiliare. In Beni Stabili, cassaforte real Estate di Del Vecchio, detenuta coi francesi di Fonciere des Regions, in Borsa capitalizza da sola come tutte le altre società del settore messe insieme: oggi esattamente 1.77 miliardi di euro.

Ecco, per l’immobiliare ora comincia, o continua, la totale mancanza di peso in qualsiasi tavolo istituzionale. Nessuna associazione può parlare in nome di un numero cospicuo di lavoratori o di capitalizzazione delle imprese iscritte. Solo piccoli club in cui ci si incontra per sviluppare relazioni e business. Attività apprezzabile. Prova ne sia che RE ITALY, organizzato proprio da questo giornale in Borsa Italiana, quest’anno il 5 e 6 giugno, è il principale momento d’incontro  del real estate in Italia. Quindi lo riteniamo vitale per lo sviluppo delle aziende, ma cosa diversa è la rappresentanza istituzionale, quella vera che porta a considerare il settore nei provvedimenti legislativi.

L’uscita di Del Vecchio da Confindustria sterilizza completamente le già provate rappresentanze che abbiamo conosciuto finora.

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Lendlease: MIND continua a crescere con i cantieri di WestGat