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19 Settembre 2019

Grandi opere, Ponti: shopping list da 133 mld ma già vecchia e mai verificata

di G.I.

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Una lista della spesa di opere pubbliche 'monstre': 133 miliardi arrivati in eredità dai precedenti governi di interventi da realizzare che partono già 'vecchi' (pensati ed autorizzati decine di anni fa nel migliore dei casi) e, soprattutto, per i quali non è mai stata fatta nessuna analisi, neanche quella del ritorno finanziario o di traffico. Insomma, a volte si crea involontariamente l'effetto "tunnel nel deserto", opere che costano e non servono. Così Marco Ponti tracciando un bilancio della sua attività di ricerca nel settore dei trasporti dopo l'esperienza 'complessa' dell'analisi costi benefici, voluta del precedente ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.

E parla senza mezzi termini di "un'esperienza non positiva: tutte le volte che ho detto 'sperpero di denari pubblici' la mia esperienza come consulente si è interrotta. Pensavo che con l'ultimo ministro fosse diverso ma appena abbiamo detto no a progetti politicamente graditi, si è scatenato l'inferno". Ponti, durante un dibattito dal titolo 'Tav e grandi opere. Lo scandalo delle valutazioni costi benefici. Il complicato rapporto tra tecnica e politica', organizzato alla Stampa Estera a Roma, nonostante l'esperienza difficile annuncia però di voler continuare con la sua associazione 'Bridges Reserch' a "rompere le scatole per cercare di creare un dibattito". 


L'assunto dal quale parte Ponti è che "spendere di più non vuol dire creare più ricchezza. Ogni 'grande opera' crea occupazione e profitti, spesso elevati, per le imprese di costruzione. Li crea anche se fosse del tutto inutile: un tunnel nel deserto o una galleria che non verrà mai aperta al traffico non fanno eccezione. Ma un'infrastruttura è uno strumento non un obiettivo in sé: è paragonabile a un impianto di produzione nel settore manifatturiero. Non ogni investimento è una buona scelta". Eppure, rileva, "un tunnel o una ferrovia dove passino pochi treni al giorno non sono diversi da una catena di montaggio dalla quale esca un'auto ogni mezz'ora. Valutare dovrebbe essere un imperativo. Non farlo può avere conseguente assai pesanti come evidenziato da alcune delle analisi redatte nel corso dell'ultimo anno dal ministero delle Infrastrutture". PONTI fornisce un dato a supporto della sua tesi: "se si sommano i tre maggiori progetti ferroviari esaminati, la Tav, il Terzo Valico e la nuova linea Av tra Brescia e Padova, la perdita supera i 10 miliardi. Davvero un pessimo affare per la collettività e i contribuenti". Con un rischio enorme alla fine: realizzare opere poco o affatto utili ed appesantire la 'montagna' del debito pubblico. "Negli scorsi 50 anni la spesa per le ferrovie è stata stimata nell'ordine di 350 miliardi". 

"Nessuno nega l'importanza delle infrastrutture e l'impatto sulla crescita - ha detto Marattin - ma non bisogna neanche mitizzare troppo. Ad esempio, la Brescia-Bergamo-Milano andrebbe verificata. Insomma, mi schiero contro chi dice che l'unica ricetta buona è quella di chi dice che serve più spesa pubblica". Le analisi del passato, ha aggiunto Carabetta, "erano come chiedere all'oste se il vino è buono. Le analisi - insiste parlando della Tav - andrebbero fatte prima e questo non è stato fatto per i 133 miliardi di prossime opere". "Abbiamo un problema - ha sottolineato Grandi - un'emergenza climatica che non si può più ignorare. Ma soprattutto per le opere pubbliche c'è un errore all'origine: la mancanza di pianificazione e investimenti di cifre abnormi in infrastrutture calate dall'alto". 

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