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17 Luglio 2017

Voluntary disclosure flop. Ora c'è il rischio di nuove tasse

di Luigi Dell'Olio, Monitorimmobiliare

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Tutto come previsto. Il 31 luglio, data limite per far emergere i capitali detenuti illegalmente, si avvicina e ormai è certo che la misura della voluntary disclosure bis non porterà l’incasso di 1,6 miliardi di euro stimato dal Governo. L’asticella, sostenevano sin dall’inizio molti addetti ai lavori, era stata collocata troppo in alto, pur di far quadrare le stime in sede europea. I veri problemi però sorgono ora: dato che l’incasso a fatica dovrebbe raggiungere il mezzo miliardo, come sarà reperito il miliardo e passa mancante? Sono in arrivo nuove tasse? Toccherà ancora all’immobiliare pagare il conto?

Il bilancio

Cominciamo dai numeri. A metà luglio, quindi a due settimane esatte dal termine, l’Agenzia delle Entrate aveva ricevuto 6.500 domande di regolarizzazione rispetto alle 27mila circa stimate dal Governo. Per quanto sia scontata una corsa alla regolarizzazione nel corso degli ultimi giorni a disposizione, pare utopistico che il risultato finale possa anche solo avvicinarsi all’obiettivo iniziale.

A chi tocca pagare?

Resta da capire come sarà coperto il buco da non meno di un miliardo di euro che si verrà a creare nei conti pubblici. La manovra correttiva della scorsa primavera, fiutando il flop in arrivo, ma senza dichiararlo, ha introdotto una clausola di salvaguardia, prevedendo un accesso più facile alla rottamazione delle liti tributarie. Ma non è affatto detto che questo basterà.

Il timore concreto è che, dando seguito alle richieste periodicamente in arrivo dalle istituzioni internazionali, si proceda con l’introduzione di un’imposta patrimoniale, magari anche severa, con l’intento di reperire risorse anche per il cuneo fiscale.

Patrimoniale in arrivo?

Ridurre la tassazione sul reddito prodotto, aumentando quella sul patrimonio è un auspicio che si sente ripetere da anni e che può anche avere una sua logica, in un Paese che vede la povertà concentrata soprattutto nelle fasce più povere della popolazione. Tuttavia dimentica due nodi essenziali: negli ultimi anni le imposte sull’immobiliare sono già cresciute a dismisura nel nostro Paese; il mattone, con il suo indotto, è la principale voce del Pil italiano. Soffocarne la ripresa significa mettere a rischio la crescita economica.

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