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Sul mercato Usa opportunità tra i titoli dell'immobiliare (video)
di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare
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Lo scenario degli investimenti finanziari, con uno sguardo particolare alle opportunità nel settore immobiliare. Ne abbiamo parlato con Flavio Carpenzano, senior portfolio manager fixed income investments di AllianceBernstein, che si è soffermato anche su quello che attende l’Italia, alla luce sia della prossima scadenza elettorale, che delle riforme da implementare per recuperare capacità competitiva.
Dopo una lunga fase caratterizzata da rialzi delle Borse e volatilità elevata, nelle ultime settimane sui mercati finanziari sembra tornata l’incertezza. A suo avviso si tratta di una semplice correzione oppure dobbiamo prepararci a un periodo prolungato in queste condizioni?
“In effetti dall’inizio dell’anno abbiamo visto un rialzo della volatilità partito dagli Stati Uniti, soprattutto in seguito all’accelerazione dell’inflazione. Il mercato si attende una Fed più aggressiva per l’anno in corso, rispetto a quanto stimato in passato: per quanto ci riguarda, riteniamo che alzerà i tassi quattro volte nel corso del 2018. Di conseguenza anche i titoli azionari hanno cominciato a prezzare questo scenario e lo stesso è accaduto al mercato del credito. Quindi ci attendiamo un 2018 all’insegna della volatilità, nonostante un quadro macroeconomico in decisa crescita, perché le banche centrali avranno un atteggiamento meno accondiscendente di quanto si è visto negli ultimi anni”.
Quali sono le vostre asset class preferite oggi?
“Per quanto riguarda l’obbligazionario preferiamo più la parte di credito rispetto a quella di tasso, cioè i titoli governativi. Questo vale soprattutto in Europa, dove siamo negativi sul Bund tedesco. I Treasury americani a dieci anni rendono all’incirca il 3%, quindi sono più competitivi. Restando negli Usa ci piace il comparto immobiliare, complice la situazione del ciclo economico, che vede consolidarsi la crescita e scendere costantemente la disoccupazione. Il settore immobiliare si trova a fare i conti quindi con una domanda in crescita che si confronta con un’offerta che resta molto bassa”.
Su cosa puntate in particolare?
“Ravvisiamo opportunità interessanti nei mortgage backed securities emessi (titoli garantiti da un insieme di mutui ipotecari, ndr) in alcuni casi anche a tasso variabile, che quindi non saranno penalizzati dal rialzo dei tassi. Alcuni di questi prodotti offrono un rendimento intorno al 4%, che diventa il 2,5% con la copertura in euro, valori tutt’altro che da disprezzare in questa fase del mercato”.
Si tratta di investimenti rischiosi?
“Esistono tre tipologie di mortgage backed securities, con differenti profili di rischio: quelli emessi dalle agenzie pubbliche, quindi con rischio di credito nullo data la presenza di una garanzia da parte dello Stato. Quindi vi sono i non-agency emessi prima della grande crisi finanziaria dalle banche: oggi non ci sono più emissioni, quindi i titoli in circolazione sono vecchi. In mezzo c’è una nuova classe, i credit risk transfer, che investono sulla parte subordinata. Il rischio è mitigato dal buon momento del mercato immobiliare americano e dalla presenza del tasso variabile”.
Mettiamoci nei panni di un piccolo investitore italiano: come fa ad accedere a questa asset class?
“Investirvi direttamente è complicato, ma ci sono diversi fondi diversificati – e noi ne abbiamo uno – che consente di puntare su questa asset class. Investiamo nel mercato americano in maniera diversificata, con un rendimento medio del 4,5% in dollari”.
Mentre per quel che riguarda l’Italia e l’Europa non vede grandi opportunità?
“Non vediamo grandi opportunità. L’investimento immobiliare in Europa può essere un’opportunità se si punta direttamente sugli immobili, mentre sul fronte dei mortgage backed securties non vediamo grandi spazi”.
Passiamo a voi: come siete organizzati in Italia?
“Alliance Bernstein è una società statunitense, con headquarter a New York e team di gestione anche in Asia e in Europa. In Italia abbiamo un team di quattro persone che fanno i sales e l’advisory”.
Come arrivate al cliente finale?
“Ci affidiamo a reti di distribuzione così come a investitori istituzionali e discretionary client”.
Sappiamo che negli ultimi anni in Italia sono arrivati molti asset manager internazionali. Qual è il vostro tratto distintivo?
“Intanto il nostro essere globali. Quindi la forte concentrazione sulla ricerca: quando investiamo in titoli di credito utilizziamo una ricerca indipendente. Inoltre incorporiamo criteri Esg (ambiente, società e governance, ndr) nella nostra analisi dei fondamentali”.
Da italiano che gira il mondo, che idea si è fatto delle elezioni in arrivo nel nostro Paese?
“Data la legge elettorale, a nostro avviso il rischio resta contenuto. L’affermazione del Movimento 5 Stelle rappresenterebbe l’esito meno friendly per il mercato, ma i sondaggi indicano un indebolimento di questo partito. Riteniamo che si andrà verso una grande coalizione per cui non ci attendiamo cambi di rotta decisi, né ricadute pesanti in termini di spread. Dal punto di vista secolare è da capire come e quando l’Italia implementerà le riforme che servono. Da questo punto di vista la situazione è da monitorare. Ma non dimentichiamoci che oggi la situazione è molto diversa rispetto al 2011, dato che c’è una Bce sempre pronta a intervenire in caso di emergenze”.
Chiudiamo con la Bce: quando dovrebbe iniziare a rialzare i tassi?
“Dopo il primo semestre del 2019. Intanto ha già iniziato a ridurre gli acquisti e ci aspettiamo che li fermerà a settembre prossimo”.
Questo articolo, con la videointervista, è presente su REview di questa settimana. Leggi gratuitamente il numero completo!
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