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20 Maggio 2017

Spopolano i Pir: spinta al risparmio e all'economia reale

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Le previsioni hanno peccato di eccessiva prudenza. Soltanto qualche mese fa, in pochi avrebbero creduto alla stima di raccolta per circa 3 miliardi all’anno sul versante dei Pir, gli strumenti introdotti dall’ultima Legge di Stabilità per drenare il risparmio degli italiani verso le Pmi, favorendo così la quotazione in Borsa.

Raccolta boom

Una prospettiva interessante per quei settori, come l’immobiliare, che avrebbe bisogno di nuovi canali di finanziamento alternativi agli sportelli bancari, sempre più inaccessibili. Eppure, l’aggiornamento fatto qualche giorno fa da Equita Sim indica in circa 10 miliardi di euro la raccolta per l’anno in corso. Un vero e proprio boom, dunque, che dimostra la lungimiranza del legislatore nel concepire uno strumento che può rivelarsi vantaggioso per tutti: per le piccole e medie imprese italiane, che in questo modo sono incentivate ad accedere al mercato dei capitali, per i risparmiatori, che si vedranno detassare gli eventuali guadagni, e per il sistema-Paese in generale, dato che dalle imprese e non certo dalla spesa pubblica passano le speranze di un’accelerazione della crescita economica.

Le caratteristiche

I Piani individuali di risparmio sono contenitori fiscali (per cui possono essere costituiti da azioni, così come da bond, fondi comuni, Etf e così via) che hanno l’obbligo (per vedersi riconosciuta la qualifica) di destinare almeno il 70% del portafoglio a titoli di aziende italiane quotate. Il 30% di questa quota – quindi il 21% dell’investimento complessivo - deve essere composto da società al di fuori delle prime 40 di Piazza Affari per capitalizzazione. Se l’investimento viene mantenuto per almeno 5 anni, al momento dell’uscita non si paga l’imposta sui guadagni eventualmente realizzati. Considerato che l’aliquota ordinaria è del 26%, e solo per i titoli di Stato scende al 12,5%, si tratta di un bel risparmio. Se per esempio, si guadagnano mille euro lordi con i Pir, l’investitore si mette in tasca mille euro. Se la stessa performance viene realizzata con un titolo azionario o un fondo o altro strumento non Pir, l’incasso effettivo è di 740 euro. Mentre nel caso di un Btp sale a 875 euro. In ogni caso, un bel vantaggio per chi sceglie il nuovo strumento.

Spinta dalla distribuzione

Il ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha confermato il buon andamento della raccolta, segnalando che i primi tre mesi – che dovevano essere quelli del rodaggio – hanno già visto una raccolta intorno ai 1,5 miliardi di euro. “Risultati straordinari, non pensabili quando li abbiamo varati”, ha commentato il ministro. Guardando all’intero anno in corso, Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, ha confermato le previsioni di Equita Sim: “Le ultime stime ipotizzano una raccolta attraverso i Pir di circa 10 miliardi l’anno, che è un valore al di là di ogni aspettativa: questo si dovrebbe ripetere di anno in anno, perché chi inizia l’investimento poi lo continua”.

I rischi

Detto delle opportunità, è bene però considerare anche gli eventi limiti di questi strumenti. A cominciare dal fatto che i titoli a limitata capitalizzazione sono generalmente meno liquidi, e quindi più volatili, rispetto alla media di mercato. Per altro, la concentrazione sul mercato italiano potrebbe comportare rischi eccessivi: da qui la necessità di inserire il Pir all’interno di un portafoglio ben diversificato.



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