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11 Gennaio 2018

Se torna l'inflazione

di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare

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La risalita del prezzo del petrolio verso i 70 dollari al barile, un livello lasciato senza farvi ritorno ben tre anni fa, è accompagnato dal grido d’allarme di numerosi analisti. Il timore, si sottolinea da più parti, è che il rialzo dell’oro nero possa erodere il potere d’acquisto dei consumatori.

Un timore in realtà sovrastimato a considerare l’esperienza storica. In primo luogo perché il prezzo del petrolio ha una relazione inversa con il dollaro, per cui quando il primo indicatore cresce, la valuta americana cala (e viceversa), consentendo quindi una compensazione per il consumatore europeo. Ovviamente entro una certa misura, senza strappi.

In secondo luogo perché il rialzo dei prezzi petroliferi è da leggere soprattutto come conseguenza di una pressione della domanda sull’offerta. La crescita economica si va consolidando in tutto il mondo e c’è più richiesta di petrolio e derivati, per cui il prezzo sale.

Il ritorno dell’inflazione, per altro, sarebbe una manna dal cielo per il comparto immobiliare, dato che proprio la previsione di prezzi in ascesa domani è un incentivo ad acquistare oggi.

Del resto, i governatori centrali americano ed europeo hanno sempre considerato il target d’inflazione al 2% come spartiacque delle politiche monetarie. Negli Stati Uniti il livello è stato pressoché raggiunto, e infatti la Fed ha avviato la normalizzazione dei tassi, in Europa siamo ancora distanti ed è lecito attendersi ancora un altro anno e mezzo di quantitative easing.

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