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Rapporto AdEPP: Casse, patrimonio a quota 80 miliardi (Report)
di E.I.
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Un portafoglio in crescita del 6%. Nel corso del 2016, il patrimonio delle Casse è passato da 75,5 miliardi a 80 miliardi di euro. È ciò che emerge dal rapporto AdEPP sugli investimenti degli Enti di previdenza privati. L’incremento, secondo l’analisi, è dovuto in parte al saldo positivo tra contributi e prestazioni, in parte alla buona gestione degli investimenti.
L’introduzione della detassazione integrale sui Pir istituzionali, contemporaneamente, ha portato all’abbandono dei crediti d’imposta concessi alle Casse nel 2015 e nel 2016. Le tasse per gli Enti di previdenza privati, quest’anno, saranno di conseguenza maggiori rispetto all’anno precedente di almeno 30 milioni di euro.
La detassazione degli investimenti in economia reale prevista dalla legge di bilancio per il 2017 sulla scia dei Pir si applica agli Enti di previdenza che investano fino al 5% delle proprie risorse all’interno di un perimetro stabilito e che detengano questi investimenti per almeno cinque anni. L’obiettivo era di incentivare l’iniezione di risorse nelle imprese e di garantire loro una stabilità di lungo periodo. Il rapporto AdEPP, però, mostra che le Casse hanno superato questa soglia; solo nelle azioni di area euro hanno investito il 6,75% del capitale complessivo. Secondo l’interpretazione attuale, quindi, non potrebbero avere alcuna detassazione perché le operazioni sono state fatte prima dell’entrata in vigore della legge.
Guardando la composizione del portafoglio complessivo delle Casse dei professionisti, il rapporto AdEPP evidenzia che la quota di immobiliare continua a scendere toccando il 23,8% a fine 2016, mentre salgono gli investimenti azionari che sfiorano il 16%. Resta sostanzialmente stabile la componente obbligazionaria al 35%. Il 59% delle risorse degli enti dei professionisti è allocata in Italia.
Alberto Oliveti, presidente dell’AdEPP: “In un Paese dove il sistema pensionistico è sotto pressione, gli investimenti delle Casse private portano ai loro iscritti un 3% netto. Se fossimo residenti altrove in Europa non avremmo dovuto pagare mezzo miliardo di imposte e il risultato avrebbe potuto sfiorare il 3,7%. Registriamo una volatilità legislativa che ci rende difficile prendere decisioni di investimento basate sull’evoluzione della specifica normativa promossa dalle istituzioni. Vengono emanati dei provvedimenti che nell’immediato rischiano di produrre effetti opposti a quelli auspicati. Appare paradossale che se decidessimo di vendere 5,4 miliardi di azioni, ricomprandole successivamente avremmo diritto all’agevolazione piena, pur avendo agito nel senso opposto all’obiettivo del legislatore”.
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