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23 Novembre 2017

Pir, strada in discesa per l'immobiliare

di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare

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Si spiana la strada per l’estensione dei Piani individuali di risparmio al settore immobiliare. La Commissione Bilancio del Senato ha respinto gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle e da Mdp, che miravano alla soppressione dell’art.11. Un risultato che vale come riconoscimento al comparto immobiliare dotato di valenza produttiva per l’economia del Paese, e quindi la possibilità di accedere ai benefici fiscali offerti da questo strumento d’investimento. Che, ricordiamolo, sono importanti ma eventuali e solo a patto di mantenere l’investimento per almeno 5 anni: infatti non sono previste deduzioni sul reddito come avviene ad esempio per le somme investite nella previdenza complementare, ma l’esenzione dal capital gain (26%), che scatta solo se il valore dell’asset detenuto risulta al momento del riscatto superiore a quello della sottoscrizione.

Approvazione in pochi giorni

Quella approvata dalla Commissione viene considerata la forma definitiva del documento: il calendario istituzionale non è ancora stato reso noto, ma la prossima settimana dovrebbe passare al vaglio della Camera dei deputati, che dovrebbe approvare il testo senza apportare modifiche.

Le ricadute attese

Il settore immobiliare da tempo reclamava di sanare l’ingiustizia derivante dall’esclusione di questo ambito dalla prima versione dei Pir (Equita Sim stima in 11 miliardi di euro la raccolta per quest’anno), che hanno debuttato a inizio 2017. La prospettiva di estensione all’immobiliare ha già spinto le quotazioni dei titoli del settore nelle ultime settimane. Anche se, è bene ricordarlo, a medio termine quello che conta sono soprattutto i fondamentali di bilancio: aziende sane attirano investimenti, quelle traballanti possono illudere solo a breve termine. Resta da capire se l’estensione dei Pir all’immobiliare attiverà anche l’altra leva che caratterizza la legge, cioè la spinta affinché nuove aziende si quotino a Piazza Affari, reperendo sul mercato quei capitali che è sempre più difficile reperire in banca.

Voce contro

Da segnalare l’intervento di Salvatore Bragantini sul Corriere della Sera, che si distanzia dal plauso generalizzato verso la misura in corso di approvazione da parte del Parlamento. “La casa è già il maggior investimento delle nostre famiglie: qui avremmo sì investimenti gestiti da professionisti, ma i gestori si papperebbero una bella fetta dell’agevolazione, e la prova che molti di loro han dato fin qui non li ha ricoperti di gloria”, scrivere l’economista. Che poi si chiede: “La ragione vera dell’inopportuno allargamento di questi all’immobiliare non sarà che ci son troppi soldi in attesa di investimento?”. Un quesito che merita di essere approfondito.

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