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9 Dicembre 2022

Mobbing: in un ufficio su tre il clima è insostenibile

di E.I.

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Emarginazione, boicottaggio, svalutazione delle opinioni, pettegolezzi, insulti, invasione della privacy. L’ufficio può trasformarsi in un ambiente invivibile. 

La violenza nei luoghi di lavoro è tutt’altro che marginale, lo conferma una survey realizzata dall’Associazione direttori del personale (Aidp) secondo cui il mobbing “orizzontale” coinvolge il 30% delle imprese. Il 34% degli intervistati è stato testimone di aggressioni e il 4% di maltrattamenti o minacce.

La psicologia del lavoro indica con l’espressione mobbing, che deriva dall’inglese to mob (accerchiare, aggredire), il complesso delle azioni e dei sintomi derivanti da una situazione di terrore psicologico sul posto di lavoro. Le vittime sono soprattutto donne e giovani.

La giurisprudenza distingue tra mobbing orizzontale (quando le aggressioni o vessazioni provengono da persone che lavorano con il soggetto mobbizzato), mobbing discendente (quando l’aggressione è provocata dal datore di lavoro o altro superiore gerarchico del lavoratore) e mobbing ascendente (quando la vessazione è diretta al datore o al superiore da parte del lavoratore). 

Tra gli effetti di questi comportamenti l’aumento di turnover, il calo della produttività, un impatto negativo sul benessere psico-fisico dei lavoratori. Il fenomeno è in forte espansione e il tema non può più essere trascurato.

Il senatore lombardo di Alleanza Verdi Sinistra, Tino Magni, a tal proposito ha presentato un disegno di legge che intende disciplinare il fenomeno attraverso norme in grado di prevenirne la diffusione e di sanzionare i comportamenti persecutori.

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“A oggi - spiega Magni - l’Italia non si è ancora dotata di una legislazione in materia di mobbing, nonostante da molti anni siano depositate in Parlamento proposte legislative per regolamentare la materia, proposte che puntualmente vengono fatte decadere dalle molte resistenze che si manifestano attorno al tema. Questo nonostante la risoluzione del Parlamento europeo n. 2001/2339 del 20 settembre 2001 esorti gli Stati membri a rivedere e, nel caso, a completare la propria legislazione vigente sotto il profilo della lotta contro il mobbing e le molestie sessuali sul posto di lavoro, nonché a verificare e a uniformare la definizione della fattispecie del mobbing, sottolineando espressamente la responsabilità degli Stati membri e dell’intera società per il mobbing e la violenza sul posto di lavoro, ravvisando in tale responsabilità il punto centrale di una strategia di lotta a tale fenomeno. 

Una legge in materia è ormai indispensabile anche in Italia e non solo per motivi etici: l’Unione europea ha più volte sanzionato l’Italia per la mancanza di una legge su questo fenomeno. Le malattie mentali e fisiche dovute al mobbing recano disagio socio-emotivo e danni socio-economici rilevanti alla società: costi per i ricoveri ospedalieri, costi per le cure e, infine, un lavoratore costretto al prepensionamento determina un costo sociale notevolmente più elevato rispetto a un lavoratore che va in quiescenza all’età prevista. Un danno economico rilevante anche per la società e le aziende, sia pubbliche che private”. 

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