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13 Luglio 2018

Mercati, occhio alla liquidità

di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare

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Il calo degli scambi è una delle poche certezze che caratterizza il periodo delle ferie, con una ricaduta diretta che è l’aumento della volatilità. Uno scenario che questa volta potrebbe presentarsi in maniera ancora più accentuata, considerato che le fluttuazioni sono la norma negli ultimi mesi.

Ma qual è lo scenario macro dopo le recenti correzioni? “Dopo le turbolenze di maggio e giugno, la fase luglio/inizio agosto potrebbe rappresentare una temporanea fase di stabilizzazione che potrebbe comportare il rientro di parte dei movimenti visti in precedenza”, scrive in un report sul tema  Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Advisory e Gestione. “L’attesa è per un ritorno dell’euro in area 1,19, a fronte di rialzo dei tassi sulla parte a lungo termine soprattutto del comparto tedesco. Nel frattempo il petrolio progressivamente potrebbe ridimensionarsi nel corso dell’estate dopo il picco del Wti in prossimità dei 75$/b”. Secondo l’esperto, si potrebbe trattare di una fase di stabilizzazione temporanea, in vista della ripresa dei principali trend primari (“Apprezzamento dollaro, calo tassi core in modo particolare Treasury, appiattimento curva USA e petrolio forte”) in autunno.

Dunque, se non proprio a breve, le preoccupazioni rimangono. Come conferma Yishan Cao, credit research analyst di Pimco. “La questione delle tariffe statunitensi e delle tensioni commerciali è stata al centro delle discussioni nei mesi scorsi. In risposta a tariffe mirate nei confronti della Cina, all’inizio di giugno Pechino ha a sua volta applicato proprie tariffe sui beni statunitensi”. Secondo l’esperta, nel breve periodo non dovrebbe esserci un impatto significativo sui fondamentali del credito. Tuttavia, aggiunge, nelle prossime settimane gli Stati Uniti imporranno una tariffa del 25% su altri beni cinesi per un valore di 16 miliardi di dollari. Sarà difficile farlo senza influenzare anche i rivenditori e i consumatori americani. Anche le attività legate al settore tecnologico potrebbero subire degli effetti, poiché coinvolte in complesse catene di fornitura”.

Per quanto riguarda le implicazioni sugli investimenti, secondo Cao, nel lungo periodo il governo statunitense impedirà l’acquisizione o l’accesso alle società e alle tecnologie americane per la Cina e le prospettive di crescita potrebbero subire un danneggiamento. Insomma, è il momento di tenere le cinture allacciate.



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