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22 Maggio 2017

Meno tasse, più crescita

di Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia

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Sugli immobili gravano oltre 20 miliardi di euro all’anno di imposte patrimoniali, più 30 miliardi di altri tributi. 

Questi dati rappresentano la risposta più efficace all’improvvida uscita dell’Ocse - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, che nel suo recente rapporto sull’Italia, afferma, in sintesi, che l'aumento delle imposte ordinarie sugli immobili residenziali non sfavorirebbe la crescita.

Abbiamo sperimentato una realtà affatto diversa. In concomitanza con la svolta fiscale del 2011, il valore degli immobili è crollato del 20% impoverendo gli italiani di oltre 1.000 miliardi e generando una sfiducia generalizzata, causa prima della frenata dei consumi e quindi dell’economia generale. 

Certo, la patrimoniale sulla residenza principale in proprietà è stata abolita, ma è rimasta sulle case date in locazione e sugli immobili non residenziali. 

La diffidenza resta, alimentata da voci ricorrenti dell’arrivo di nuove stangate, quali la riforma del Catasto.

Né le cose vanno meglio nel comparto produttivo. Nel suo rapporto annuale la Corte dei Conti denuncia che il carico fiscale complessivo per un'impresa italiana di medie dimensioni è del 64,8%, superiore del 25% ad un'omologa impresa dell'area europea. Non solo. Il cosiddetto “cuneo fiscale” (cioè la differenza tra il costo del lavoro a carico dell'imprenditore e lo stipendio netto del lavoratore) da noi è superiore di 10 punti percentuali rispetto al dato medio del resto d'Europa: 49% contro il 39%. Un impiegato con una retribuzione mensile netta di 1.709 euro, costa all’azienda 3.212 euro; un operaio che percepisce 1378 euro ne costa 2.357. Una realtà che spiega, in buona parte, perché l’Italia continui a perdere competitività in Europa e nel mondo, passando dal settimo al decimo posto nella classifica delle potenze economiche.

In compenso, fonti governative confermano che l’evasione fiscale aumenta, superando i 111 miliardi nel 2014 - ultimo anno considerato - cioè quasi sette punti del prodotto interno lordo, di cui 40,5 miliardi solo sull’Iva.

Il recupero dell’evasione fiscale ha tempi lunghi. Che non ci possiamo permettere, in vista dell’esaurirsi di una serie di fattori positivi, dal basso costo delle materie prime ai bassi tassi di interesse.

Occorre capacitarsi del fatto che, ai fini del consolidamento dei conti voluto dall'Europa, bisogna urgentemente tagliare i costi pubblici, soprattutto gli sprechi.

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