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12 Maggio 2017

Le banche si liberano dei crediti deteriorati

di Luigi Dell'Olio, Monitorimmobiliare

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Per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno anni, ma intanto le banche italiane stanno accelerando nello smaltimento dei crediti deteriorati. Nel corso del 2016, gli istituti della Penisola hanno ceduto npl per 23,9 miliardo di euro, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Nazionale Npl Market lanciato da Credit Village. Si tratta del primo osservatorio indipendente che ha censito tutte le operazioni realmente effettuate nel mercato, con l’obiettivo di aumentare la trasparenza nel settore.

Sulla buona strada

Gli analisti hanno ricostruito una mappa delle transazioni, censendo ben 160 operazioni nel corso dell’ultimo anno. È così emerso che è stato smaltito oltre il 10% dei circa 200 miliardi di crediti non performanti ancora in pancia agli istituti. Considerando che 11,3 miliardi degli npl venduti sono relativi a operazione di re-trade che non hanno inciso sullo snellimento dei crediti deteriorati in pancia al sistema.

Gli Npl venduti sul primo mercato ammontano quindi a 12,6 miliardi di euro.

I principali venditori sono state le banche con il 75% delle transazioni. Il 16% è arrivato dal settore delle società finanziarie di credito al consumo e automotive, mentre il restante 9% proviene dal mondo utility e tlc.

Più della metà delle operazioni è stata condotte attraverso la costituzione di special purpose vehicle: l’investitore utilizza questo veicolo cartolarizzando, in base alla Legge 130/99, i portafogli acquisti.

Atlante di nuovo in campo

Le operazioni si sono susseguite anche negli ultimi mesi. L’ultima operazione in ordine di tempo di pochi giorni fa quando Quaestio Capital Management Sgr ha chiuso un'operazione di cartolarizzazione per conto del Fondo Atlante II, che prevede l'acquisto di circa 2,2 miliardi di crediti deteriorati, circa due-terzi del portafoglio di Nuova Banche Marche, Nuova Banca dell'Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, le entità create nel 2015 a seguito del "bail in" a carico del Fondo Nazionale di Risoluzione.

L'operazione rende possibile la cessione delle tre banche a Ubi Banca e permette di risolvere definitivamente una delle situazioni critiche del sistema bancario Italiano.

L'operazione è la prima di Atlante II, fondo creato nel 2016 per l'acquisto esclusivamente di crediti deteriorati dalle banche italiane e gestito da Quaestio.

Adesso è in corso la selezione di almeno tre special servicers che verranno scelti tra primari operatori del settore del recupero dei crediti. La suddivisione e l'assegnazione dei ruoli viene decisa da Quaestio con procedure competitive al fine di tutelare gli interessi dei propri investitori e contribuire a creare un mercato dei Npl in Italia efficiente ed aperto alla concorrenza.

Quel che resta da fare

Intanto proseguono gli incontri tra istituzioni e operatori di mercato per cercare nuove soluzioni in grado di accelerare lo smaltimento degli npl. Nei giorni scorsi si è riunito a Milano il tavolo tecnico Abi, al quale hanno partecipato Rics e altre 11 associazioni di categoria del Real Estate. Nell’occasione è stato raggiunto un accordo sulla procedura di due diligence immobiliare, attività è principalmente finalizzata ad individuare i potenziali rischi delle transazioni al fine di favorire la trasparenza nei confronti dei potenziali stakeholder.

Il tavolo ha anche la finalità di chiarire i requisiti necessari per la professione di valutatore immobiliare, oltre alla definizione dell’attività di valutazione degli immobili a garanzia dei crediti non performanti, attraverso l’adozione di standard elaborati a livello internazionale e nazionale.

Le linee guida di Abi recepiscono le indicazioni della Bce contenute nelle “Linee guida per le banche sui crediti deteriorati” pubblicate lo scorso 20 marzo e che stabiliscono espressamente la necessità di adottare elevati standard valutativi come quelli promossi da Rics nel proprio Red Book.

La carta della professionalità

La qualità delle valutazioni è fondamentale nello sforzo di eliminare le tossine accumulate negli anni della crisi.

Secondo uno studio realizzato da Inarcheck, più del 90% delle perizie non è corretta. Se si considera che ogni anno le valutazioni immobiliari per l’erogazione dei mutui superano quota 250mila, si può avere un’idea dell’impatto che questi errori hanno sui bilanci degli istituti di credito. Così non stupisce constatare che oltre il 40% delle sofferenze bancarie sia riconducibile all’immobiliare.

Di positivo c’è che la situazione in via di miglioramento, ma resta un ostacolo da abbattere: le lungaggini dei tempi di recupero, oggi attestati su una media di 1.120 giorni (con profonde differenze tra le aree del Paese, con il Mezzogiorno attestato su livelli sensibilmente più elevati), più del doppio rispetto ai 553 giorni della media Ocse. 
 


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