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28 Ottobre 2017

La Bce tende la mano ai mercati

di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare

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La tanto temuta conferenza stampa di Mario Draghi alla fine non ha riservato particolari sorprese. Il governatore della Bce ha chiarito: “Continueremo ad acquistare di una notevole quantità di obbligazioni corporate. Tutto sarà gestito in maniera molto flessibile”. Insomma, i segnali di consolidamento della crescita europea non sono ancora sufficienti per spingere la banca centrale ad avviare la stagione della normalizzazione dei tassi ufficiali come sta invece facendo sull’altra sponda dell’Atlantico la Fed.

Il Consiglio dell’Eurotower, ha aggiunto il banchiere italiano, “non ha discusso di scenari alternativi”, per poi aggiungere che “l’atmosfera” durante la riunione è stata “piuttosto positiva”, con i consiglieri che hanno “enfatizzato il miglioramento delle condizioni” dell'economia dell’Eurozona e “del mercato del lavoro”, anche se l’inflazione non sta ancora mostrando segnali convincenti.

Quindi ha specificato che la decisione della Bce di ridurre l’ammontare di acquisti di asset da gennaio 2018 “è un passo nella giusta direzione e verso una situazione più normale”, ma l’uscita dal Qe “deve avvenire più velocemente”.

Normalizzazione per tappe

“Il governatore della Bce conferma le attese dei mercati sulla riduzione del programma di acquisto di titoli obbligazionari, che da gennaio si attesterà a 30 miliardi di euro al mese; il programma stesso vede la propria durata aumentare fino almeno a settembre del prossimo anno”, commenta Mario Pavan, portfolio manager obbligazionario di Anima. “La Banca Centrale mantiene inoltre la flessibilità di modificare (aumentando gli acquisti o estendendo la durata) il programma di quantitative easing. Mario Draghi ha sottolineato come il momentum della crescita in area euro resti sostenuto: questo ci fa ipotizzare il proseguimento dei flussi di capitale in acquisto di assets europei che hanno supportato sia i mercati finanziari dell’area che la valuta comune”. 

Le Borse festeggiano

Non sorprende, quindi, la performance in crescita dei listini europei dopo l’annuncio. “La reazione positiva dei mercati europei riflette prevalentemente fattori tecnici e in special modo il posizionamento degli investitori”, è il commento di Alessandro Tentori, chief investment officer Axa Investment Managers Italia. “Nel medio periodo, il momento positivo dei mercati è destinato a beneficiare sia dal supporto di politica monetaria che dalla crescita globale sincronizzata. I portafogli con una predisposizione all’azionario, al high yield e ai mercati emergenti dovrebbero trarne grande beneficio”.

Cogliere il momentum

“Draghi inizia a ridurre il volume della musica, ma le danze continuano (per ora)”, commenta Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management. La “Forward Guidance”, ossia la dichiarazione d’intenti sul sentiero futuro dei tassi lascia intendere che il primo rialzo dei tassi difficilmente arriverà prima del 2019. “Nonostante il quadro di crescita sia convincente, restano dubbi sui progressi sul fronte inflazionistico”, ricorda. “Il ritorno verso l’obiettivo del 2% dipende in maniera sostanziale dall’allentamento monetario: l’inizio della stretta è pertanto allontanato a data da destinarsi.

Per Delitalia, siamo al giro di boa della politica monetaria. “Le circostanze eccezionali che avevano caratterizzato la grande recessione di origine finanziaria avevano reso indispensabile l’attivazione di politiche monetarie straordinarie, sia per gli Usa sia per l’Europa: ora l’emergenza è conclusa e il cortisone della liquidità non ha più necessità di essere somministrato”.



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