Ultime notizie

24 Novembre 2017

L'anno della Vecchia Europa

di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare

Condividi:
Facebook
Linkedin
Twitter
Whatsapp
16x9
Angle Left
Angle Right
ADV 970x90

Quello che sta per andare in archivio sarà ricordato come un anno record per i mercati finanziari, ma all’orizzonte si addensano le nubi: dai nuovi rialzi della Fed in arrivo all’allentamento delle politiche ultraccomodanti da parte della Bce, fino ai focolai di tensione in giro per il mondo. Eppure Sandra Crowl, membro del comitato investimenti di Carmignac, spiega in questa intervista in esclusiva che l’ottimismo resta il tratto dominante per gli investitori. Anche se è il momento di selezionare con attenzione.

Cosa possiamo aspettarci dal 2018?

“Sono convinta che, per una volta, le banche centrali non avranno un ruolo decisivo nel determinare i trend di mercato”.

Perché?

“Sia in Europa, sia nei mercati emergenti è in atto una solida ripresa che può resistere all’inasprimento della politica monetaria in programma per l’inizio del 2018. Per effetto del trend rialzista dell’euro si stima che l’implementazione del tapering avverrà lentamente, anche per via della mancanza di accelerazione dell’inflazione che, prima della fine dell’anno, subirà un calo a causa degli effetti base collegati al rialzo dei prezzi del petrolio dell’anno scorso. Tutto questo può essere un buon segno per i titoli azionari europei”.

Insomma, si attende un altro anno d’oro per i listini europei, che già negli ultimi mesi hanno dimostrato una forza inaspettata nonostante la Brexit e le ventate populiste?

“Vedo un forte slancio sull’asse della leadership Macron-Merkel. Il loro piano congiunto per una nuova Europa si basa anche su una più stretta collaborazione con i governi di Spagna e Italia, elemento che fa incrementare la fiducia dell’industria e dei consumatori. Dobbiamo inoltre considerare le valutazioni dell’azionario del Vecchio Continente, che sono ancora al di sotto della media decennale dei rapporti prezzo-utili. Siamo stati tentati dal trarre profitto da quei titoli più sensibili al ciclo economico, come ad esempio le banche europee, che dall’anno scorso hanno riportato performance molto positive”.

Non abbiamo ancora parlato dell’obbligazionario, che resta l’asset class preponderante nei portafogli dei piccoli investitori. Cosa possiamo aspettarci su questo fronte?

“Trattiamo con cautela i mercati dei bond sovrani core, che continuano a essere sopravvalutati.  Come possono i Bund tedeschi avere un rendimento di 30 punti base se l’inflazione e la crescita del paese superano il 2%?”

Uno scenario falsato dall’abbondante liquidità delle Banche centrale. Ora, pare di capire dalla sua analisi, si torna alla realtà.

“In un ambiente basato sulla normalizzazione, è evidente che i Bund ritorneranno all’1%. In questo periodo caratterizzato da importanti riadattamenti, qualsiasi detentore di Bund subirà ingenti perdite di capitale. Mentre i bond italiani incorporano il premio di rischio, con i rendimenti dei decennali che si attestano intorno al 2%, qualsiasi sell-off (vendita diffusa sul mercato, ndr) significativo dei titoli tedeschi produrrà una reazione a catena sui paesi periferici”.

Detto dell’Europa, cosa vi aspettate dagli Stati Uniti?

“Oltreoceano assistiamo a una dinamica completamente nuova, con un incremento delle politiche isolazionistiche dell’Amministrazione Trump e il conseguente cambiamento del ruolo del dollaro, sia dal punto di vista geopolitico, sia economico”.

Cioè?

“Avendo un’economia in ritardo nel suo ciclo di ripresa, l’aumento riportato nel breve termine dipende da un’inflazione più bassa e un dollaro più debole. In questo contesto, abbiamo già venduto qualche mese fa la maggior parte dei titoli relativi al settore dei beni di consumo discrezionali, caratterizzati dalla sensibilità al ciclo economico, come quelli delle compagnie aeree, mentre da tempo non siamo esposti al settore delle vendite al dettaglio tradizionali”.

Cosa invece vi piace?

“Le società legate al comparto dell’e-commerce e di Internet continueranno a trainare la crescita nei prossimi anni, visto che le imprese si affidano sempre di più alle soluzioni per il data management e i consumatori continuano a preferire la connettività digitale. Non abbiamo molti investimenti nell’obbligazionario statunitense, visto l’outlook positivo sull’inflazione, e riteniamo che questo sia uno strumento che possa servire da rete di sicurezza in caso di peggioramento dei rapporti geopolitici con la Corea del Nord”.

Da inizio anno, il cambio euro/dollaro è salito del 15%. Cosa attendersi d’ora in avanti?

“Il differenziale dei tassi di interesse dovrebbe favorire la moneta unica europea, mano a mano che la Bce avvia il processo di normalizzazione. La banca centrale non può controllare il rafforzamento della moneta unica e prevediamo che in futuro la crescita della valuta unica continui”.

Chiudiamo con i Paesi in via di sviluppo…

“I mercati emergenti sono la migliore opportunità di investimento a lungo termine, sia per l’azionario, che per l’obbligazionario. Tra i bond locali preferiamo quelli dei paesi con un’economia basata sulle commodity, come Brasile, Russia e Messico, visto anche il miglioramento di fondamentali, il calo dei tassi di interesse dopo un lungo periodo di politica monetaria tradizionale e la forza delle loro valute rispetto al dollaro.  Nell’azionario, invece, preferiamo quei paesi con settori non ancora penetrati, come il comparto bancario in Argentina, Messico e India. Proprio come è successo per mercati sviluppati, abbiamo anche investito in modo significativo in società del comparto e-commerce e di internet. I mercati emergenti saranno i maggiori beneficiari della continua debolezza del dollaro”.




Questo articolo è presente su REview di questa settimana. Leggi gratuitamente il numero completo!

7x10

È online il nuovo numero di REview. Questa settimana: Lendlease: MIND continua a crescere con i cantieri di WestGat