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26 Luglio 2017

Istat: disuguaglianza economica sempre più ampia (Report)

di J.B.

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L’Istituto Nazionale di Statistica ha presentato un dossier relativo a disuguaglianze, distribuzione della ricchezza e delle risorse finanziarie nel nostro Paese presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. 

Il documento fornisce una sintetica rassegna delle principali evidenze sulle differenze territoriali nella capacità di produzione del reddito, da un lato, e nel reddito disponibile delle famiglie, dall'altro, considerando i grandi flussi che generano una minore sperequazione del secondo rispetto al primo. 

Istat descrive i principali indicatori di disuguaglianza nei redditi e delle condizioni economiche delle famiglie e conclude con la presentazione di un quadro sulle risorse finanziarie degli enti locali, illustrando gli andamenti degli aggregati di finanza pubblica più rilevanti e i principali indicatori economico-strutturali, per mettere in luce gli effetti derivanti dall'adozione dei decreti attuativi della riforma del Titolo V della Costituzione.

Le stime preliminari indicano che nel 2016 il Prodotto interno lordo, a valori concatenati, ha registrato un aumento in linea con quello nazionale nel Mezzogiorno (+0,9%), lievemente inferiore nel Centro (+0,7%) e nel Nord- ovest (+0,8%) e superiore alla media nazionale nel Nord-est (+1,2%). In termini di Pil pro capite – misura che sintetizza la capacità di ciascun territorio di produrre reddito per unità di popolazione – i dati disponibili sui conti delle regioni italiane, relativi al 2015, indicano per le regioni del Nord- ovest un valore quasi doppio rispetto a quello delle regioni del Mezzogiorno (33,4 mila euro contro 17,8 mila). 

I differenziali risultano ancora più ampi se si prendono in esame le singole regioni, sebbene la linea di divisione tra il Meridione e le restanti aree del Centro-nord costituisca comunque il fattore distintivo più importante. 

L’Indagine europea sui redditi e le condizioni di vita (Eu-Silc) permette di tracciare un quadro delle principali differenze a livello regionale in termini di disuguaglianza dei redditi. Un primo indicatore che misura in maniera sintetica la distanza fra i redditi è il rapporto fra il reddito totale percepito dal 20 per cento più ricco della popolazione e quello del 20 per cento più povero (S80/S20), che, nel 2015, è stato pari in Italia a quasi 6 (5,8). 

Le regioni dove si registrano le differenze più elevate sono la Sicilia, dove il quinto più ricco ha un reddito superiore di oltre otto volte rispetto a quello più povero (8,3) e, anche se con un divario minore, il Lazio, dove il rapporto è pari a 6,5 volte; per le stesse regioni, rispetto al 2008, si registra anche il maggiore incremento di tale indicatore (rispettivamente +2,6 e +1,5). Nello stesso arco di tempo, anche se in misura meno accentuata, cresce la distanza fra i redditi più elevati e quelli più bassi in Sardegna, Puglia e Lombardia (tutte con aumenti prossimi all’unità). 


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