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17 Settembre 2017

Immobiliare: ecco perché la Francia cresce sempre e l'Italia non più

di Maurizio Cannone

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Perché in Italia dopo 10 anni non vediamo la ripresa dell’immobiliare (a parte un modesto aumento delle compravendite ma a prezzi sempre calanti) mentre in tutto il mondo (tranne a Cipro) la crisi è passata da tempo?

Ognuno, in base ai propri interessi, fornisce risposte diverse. Ma i fatti sono fatti.

Una risposta chiara arriva da Parigi, dove si sta verificando un caso molto simile a quanto accaduto in Italia nel 2015. Vediamo come i due Paesi hanno affrontato il tema.

Con lo scopo di tagliare un miliardo di spesa pubblica, Parigi oggi conferma la riduzione degli aiuti alle famiglie disagiate per integrare i canoni d’affitto che altrimenti non riuscirebbero a pagare. In Francia si chiama APL, aiuto all’alloggio, e ne usufruiscono quasi 7 milioni di persone. Il taglio è di 5 euro al mese, in media. Non molto, ma per chi è in difficoltà è comunque un aiuto che viene meno. Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha invitato i proprietari immobiliari di ridurre i canoni dello stesso importo, in modo da sterilizzare, per gli inquilini, il taglio. La risposta è stata negativa, ma almeno il presidente ha avuto il tatto di chiedere e non imporre una riduzione dei canoni. E anche per questo la Francia resta sempre tra i primi Paesi meta degli investitori. La proprietà privata non si tocca dal giorno alla notte.

Torniamo a casa nostra.

Sempre per risparmiare un miliardo, come oggi in Francia, il governo Renzi dal 1 gennaio 2015 impone, non invita ma impone, ai privati di ridurre del 15% il canone d’affitto alla pubblica amministrazione. Dal giorno alla notte i proprietari si sono visti ridurre del 15% quando pagato dai loro inquilini PA. Un colpo che i fondi immobiliari non hanno ancora assorbito. Nota a margine: quel taglio è stato usato per finanziare la misura degli 80 euro in busta paga. Se ci si pensa bene, non è stata solo una partita di giro, ma una perdita per gli italiani. Perché, sono sì arrivati 80 euro in busta paga ad alcuni, ma che sono stati prelevati da altri privati. In più, nel caso dei fondi immobiliari, quel taglio del 15% dei canoni della PA porterà a una riduzione della liquidità che andrà a formare le pensioni delle varie categorie. In pratica è stato innescato un meccanismo in cui tutti perdono.

Non risulta in archivio una solo riga di allarme, all’epoca, da parte delle varie associazioni dei fondi immobiliari. 

Ecco perché, tra gli altri mille limiti nostrani, la Francia galoppa e l’Italia è impiantata: la proprietà privata non è tutelata, anzi. E gli investitori, se non c’è l’affare delle vita, non ci pensano a prendere rischi in Italia.

Solo un caso, rilanciato oggi dalla cronaca francese, ma che conferma come il nostro Paese senza cambiamenti reali attesi da sempre, resterà la periferia dell’impero. Possiamo anche illuderci che la realtà sia diversa, ma i numeri parlano chiaro.

C’è da augurarsi che le rappresentanze di categoria cambino finalmente marcia.

Grande fiducia pare meritare l’operazione di Confedilizia che amplia la platea dei propri associati anche ai fondi immobiliari e agli investitori, settori finora non adeguatamente seguiti. Lo vedremo alla prova dei fatti, ma pare la strada giusta perché il settore arrivi a diventare davvero il cane da guardia del real estate italiano che troppo ha dovuto subire. 

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi