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30 Luglio 2015

Il Sud Italia cresce meno della Grecia. Mercato immobiliare a rischio desertificazione

di C.G.

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Italia fanalino di coda in Europa in fatto di crescita economica.

I dati sugli ultimi 13 anni - dal passaggio alla lira all'euro, in pratica – non lasciano grandi dubbi in materia.

Dal 2000 al 2013, l'Italia è stato il Paese che è cresciuto meno: +20,6% rispetto al +37,3% dell'area Euro a 18.

Addirittura meno della Grecia, che ha segnato +24%, grazie agli anni pre-crisi (2003-2007) dove ha guadagnato un vantaggio che ha poi bruciato malamente negli anni successivi.

Questo secondo gli indicatori dallo Svimez, contenuti nel Rapporto sull'economia del Mezzogiorno 2015, dove si sottolinea come la situazione nel Sud Italia sia da molti punti di vista più critica rispetto al resto del Paese.

"Il Sud – non usa mezzi termini l'istituto di ricerca - è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l'assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all'area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente".

Questo dice il divario del Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud.

Nel 2014 in termini appunto di Pil pro capite, il Sud è sceso al 63,9% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi.

I consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, arrivando a ridursi nel 2014 dello 0,4%, a fronte di un aumento del +0,6% nelle regioni del Centro-Nord.

Stesso trend sul fronte del mercato del lavoro: "Il numero degli occupati nel Mezzogiorno - dettaglia il rapporto Svimez - ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat".

Qui si è registrato un recupero dei consumi di beni durevoli, con un aumento delle spese per vestiario e calzature (+0,3%) e di altri beni e servizi (servizi per la cura della persona e le spese per l'istruzione) a +0,9%.

Con questi numeri di riferimento non sorprende che l'immobiliare non decolli, proprio in una parte del Paese dove i prezzi stanno ancora a scendendo e sono già scesi ad un livello in cui – con una economia sana alle spalle – dovrebbero tornare a ingolosire gli investitori.

Gli ultimi dati di una serie negativa sono usciti proprio ieri e riguardano un segmento come il residenziale turistico, dove il Sud avrebbe in mano le carte migliori da giocarsi, grazie a località di mare di sicuro fascino su investitori nazionali e internazionali, che potrebbero puntare anche sul segmento degli hotel e della ricettività, oltre che su quello delle case.

Tutto in teoria, perché la realtà racconta un'altra storia: per l'effetto di una spirale economica negativa, anche i volumi di compravendite di seconde case restano al palo

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