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24 Novembre 2014

I mutui ripartono? Gli affitti dicono di no

di Cristina Giua

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Gli affitti rendono poco in termini di provvigione (vero: uno o due rate di canone mensile è la regola, a fronte di percentuali più ricche – 2/5% sul prezzo dell'immobile - nel caso di compravendita), ma se non ci fossero le locazioni a far quadrare i bilanci delle agenzie immobiliari, chissà quanti professionisti dell'intermediazione avrebbero già chiuso i battenti da un pezzo.

Anche perchè di ripresa vera degli scambi neanche l'ombra: al massimo un effetto rimbalzo rispetto ai livelli davvero bassissimi toccati negli ultimi semestri.

A mettersi di traverso -
 dicono molti operatori - ora sono le banche, da dove arrivano segnali contraddittori: da una parte maggior disponibilità a prestare soldi (a tassi d'interesse molto bassi e quindi convenienti per chi compra casa, a prezzi, fra l'altro, scesi in molti casi a livelli da saldi di fine stagione). Dall'altra però i criteri di finanziamento degli istituti bancari escludono - oggi come negli ultimi 2-3 anni - una larghissima fetta di domanda.

Secondo Abi-Bankitalia però, l'erogato mutui sta tornando a guadagnare terreno (molto grazie alle surroghe e ai rifinanziamenti di vecchi prestiti, va detto), ma di fatto oggi la domanda abitativa soddisfatta è quella di chi cerca casa in affitto, anche quando il rapporto canone e rata mutuo farebbe pendere l'ago della bilancia dalla parte dell'acquisto.


Insomma il cortocircuito è sotto gli occhi di tutti e solo i prossimi dati di mercato ci diranno chi ha ragione. Intanto dal mondo degli affitti continuano ad arrivare segnali di dinamismo.


Anzitutto le richieste, che ci sono, pur con una disponibilità di spesa da parte dei potenziali inquilini ferma, se non in diminuzione. Il tutto a fronte di un'offerta di immobili disponibili sul mercato in aumento che fa da ulteriore calmiere sui prezzi.


Da questo mix non poteva che emergere il quadro tratteggiato dal report dell'Ufficio studi Tecnocasa.

Uno sguardo in dettaglio sui prezzi: nelle grandi città nel primo semestre del 2014 i canoni di locazione hanno segnato una diminuzione dei valori in questa misura: dell’1,8% per i monolocali, dell’ 1,5% per i bilocali e dell’1,7% per i trilocali. Stesso trend al ribasso per i centri minori ma capoluoghi di provincia, dove la contrazione è stata dell’1,3% per i monolocali e dell’1,2% per bilocali e trilocali.

La domanda, come detto, non manca ed è questo fattore che comunque mantiene vivo un segmento dove il 58,7% di chi cerca in affitto lo fa per trovare l’abitazione principale, preferirebbe comprare, il mutuo non gli viene concesso e non ha la possibilità di un acquisto tutto o in larga parte (60-70%) in contanti.

Cercano casa in affitto chi si trasferisce per lavoro (36,5%) ed, infine, chi va a vivere altrove per motivi di studio e cerca casa vicino alla sede della facoltà frequentata (4,8%).

Rispetto all’anno (e al semestre) precedente si nota una diminuzione della percentuale di queste ultime due motivazioni: la spiegazione potrebbe essere la diminuita mobilità dovuta all’aumento della disoccupazione e al fatto che gli studenti scelgano università più vicine al luogo di residenza.


L’analisi demografica di chi cerca casa in affitto mostra uno spaccato  di vita bene preciso: il 39,3% ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 32,2% ha un’età compresa tra 35 e 44 anni; il 59,6% è rappresentato da single.

Per quanto riguarda le tipologie di contratto, quello più usato è la formula canone libero (4+4), seguito dal concordato e poi da quello ad uso transitorio. Aumenta l’appeal del contratto concordato, soprattutto dopo l’applicazione della cedolare secca agevolata prevista per questa tipologia di contratto. 

Niente di nuovo, infine, per quanto riguarda il tipo di casa, che continua a concentrarsi sui bilocali (38,5%) e trilocali (35,8%), esattamente le stesse tipologie che funzionano in caso di acquisto.

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È online il nuovo numero di REview. Questa settimana:   Student Housing: accordo per 800 nuovi