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23 Maggio 2016

Fmi positivo sull'Italia? Rivisto il Pil al rialzo di uno 0,1%

di red

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Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell'Italia per il 2016 e il 2017 rispettivamente da +1% a +1,1% e da +1,1% a +1,25% nel 2017-18. Poi "è probabile che la ripresa si rafforzerà nei prossimi anni, pur rimanendo modesta".

Sono queste le conclusioni della missione in Italia del Fondo Monetario Internazionale. In particolare, "continua la ripresa dell'economia dopo una profonda e prolungata recessione, supportata da una politica monetaria eccezionalmente accomodante, dal costo favorevole delle materie prime, da una politica di bilancio di sostegno e da una maggiore fiducia sulla scia degli ampi sforzi profusi dalle autorità nell'ambito delle riforme. L'economia ha registrato una crescita dello 0,8% nel 2015 e ha continuato ad espandersi nel primo trimestre del 2016".

Allo stesso tempo, continua il Fondo, "le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate gradualmente ed i crediti deteriorati (Npl) sembrano essere in via di stabilizzazione. Tuttavia, permangono significative sfide per il futuro. La crescita della produttività e degli investimenti rimane a livelli bassi; il tasso di disoccupazione resta superiore all'11%, con livelli considerevolmente più elevati in alcune regioni e tra i giovani, il debito pubblico si è lentamente attestato su un livello di poco inferiore al 133% del Pil, limitando il margine di bilancio per rispondere a eventuali shock".

Secondo il Fondo Monetario, "i rischi sono orientati al ribasso, legati tra l'altro alla volatilità dei mercati finanziari, al rischio Brexit, all'emergenza immigrazione ed ai venti contrari generati dal rallentamento delle attività commerciali a livello mondiale. Questo percorso di crescita implicherebbe un ritorno a livelli di produzione pre-crisi (2007) solo verso la metà degli anni 2020, con un ampliamento del divario di reddito tra l'Italia e la media della zona euro a più rapida crescita".

In Italia "la crescita nominale potrebbe essere troppo debole per risolvere stabilmente le fragilità finanziarie ed i bilanci potrebbero continuare a costituire una fonte di vulnerabilità, poiché il loro risanamento richiederebbe un periodo prolungato. Nell'ambito di un'unione economica e monetaria incompleta, l'Italia rimarrebbe esposta a rischi".

Secondo il Fondo "e importante non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico" italiano. Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e la creazione di un margine per abbassare in modo significativo il cuneo fiscale ancora elevato potrebbe richiedere "difficili scelte politiche, riguardanti possibilmente anche gli alti livelli di spesa sociale e l'introduzione di una moderna tassa sugli immobili". Per l'Fmi, inoltre, "un ampliamento delle basi imponibili, comprensivo della razionalizzazione delle relativamente alte spese fiscali (tax expenditures) costituirebbero un ulteriore passo nella giusta direzione".

Sul fronte del debito il miglioramento in Italia "sará graduale e vulnerabile agli shock, come nel caso di un eventuale aumento dei tassi di interesse". Tuttavia, "un programma ambizioso di privatizzazioni contribuirebbe ad un più repentino abbassamento del livello di debito". Secondo Rishi Goyal, del Fondo Monetario Internazionale, "è difficile abbassare il debito in rapporto al Pil quest'anno, anche se l'anno scorso l'aumento è stato modesto", ma se la crescita nominale si realizzerà e il governo attuerà i piani di bilancio, il debito potrebbe inserirsi nella "traiettoria discendente".

Per quanto riguarda le banche, l'Fmi sostiene che "il fondo Atlante rappresenta un passo molto importante perché riduce il rischio sistemico" ma servono ulteriori provvedimenti per "ridurre sensibilmente nel medio periodo il volume corrente dei crediti deteriorati (Npl), abbassando il costo del rischio e migliorando l'efficienza operativa. Sebbene si preveda che le attuali misure possano gradualmente migliorare il quadro giuridico per il credito, il loro pieno impatto si realizzerà probabilmente solo nel corso del tempo", scrive il Fondo nel documento conclusivo al termine della missione. "I crediti deteriorati sembrano essere in via di stabilizzazione" anche se "i bilanci delle banche sono messi a dura prova dal livello molto alto di crediti deteriorati e dall'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari".

"Un atteggiamento prudenziale da parte delle attività di vigilanza - spiega il Fondo - dovrebbe incoraggiare e valutare con attenzione le proposte di consolidamento delle banche, ponendo l'accento su una valutazione dettagliata della salute del bilancio, della redditività a lungo termine e della solidità della governance, offrendo un orientamento chiaro sulle aspettative e sulle tempistiche di vigilanza. A tale proposito andrebbe effettuata una valutazione sistematica della qualità dell'attivo di quelle banche che non sono già soggette alla valutazione globale della Bce, con azioni di follow-up in linea con i requisiti normativi. È importante che tale esercizio proceda con tempestività", conclude la delegazione.

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