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29 Aprile 2016

L'Euribor ancora giù, ma il tasso sul mutuo resta inchiodato

di cas

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In aumento il tasso interbancario Euribor a 3 mesi, in disaccordo con la stabilità del tasso a 6 mesi. L'Euribor a 3 mesi ha raggiunto il -0,26%, in aumento rispetto ai valori della vigilia. Mentre l'Euribor a 6 mesi prosegue stabile sul -0,14%.

Il tasso Euribor fa da indice di riferimento per il calcolo delle rate dei mutui variabili dato che il tasso questi ultimi è la somma tra l’Euribor e lo spread, ovvero il guadagno della banca, quindi se l’Euribor fosse negativo, cosa vera da un anno, la banca non dovrebbe guadagnare niente. Eppure i mutuatari continuano a ritrovarsi una rata perché naturalmente esiste un tasso minimo. In altre parole molti istituti hanno applicato una clausola “floor”. 

Una pratica quest’ultima criticata formalmente da Banca d’Italia che, in una nota rivolta agli intermediari creditizi di inizio mese, ha richiamato le banche ad applicare correttamente i tassi di interessi e quindi a considerare la diminuzione dell’Euribor negativo. “Sono emerse – scrive Bankitalia – ipotesi in cui gli intermediari hanno neutralizzato l’erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro, attribuendo a quest’ultimo valore pari a zero. Ciò ha determinato l’applicazione di tassi di interesse non allineati con le rispettive previsioni contrattuali”.

In buona sostanza, alcune banche applicando il valore zero al parametro di indicizzazione hanno trasformato di fatto i mutui in prodotti con un tasso minimo pari allo spread. Secondo Confconsumatori, alla luce di quanto stabilito dalla Banca d’Italia, “gli istituti di credito non solo dovranno astenersi dall’applicare di fatto clausole del cosiddetto tasso minimo non pubblicizzate e non incluse nella documentazione di trasparenza e nella modulistica contrattuale, ma, qualora ciò sia avvenuto, dovranno restituire ai clienti quanto pagato in più per la mancata applicazione dei parametri negativi”.

Il singolo cittadino può chiedere il rimborso nel caso in cui non sia stato indicato nel contratto un tasso minimo se prevista un’indicizzazione (come appunto quella all’Euribor) e il floor sia stato nei fatti applicato dall’istituto di credito.

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