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21 Ottobre 2016

Edilizia, Simoncini: troppa discrezione agli enti locali

di Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università Sapienza di Roma

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L’accordo scaturito dalla Conferenza unificata Stato-Regioni fa compiere un ulteriore passo in avanti verso la sospirata adozione di un regolamento edilizio uniforme a livello nazionale. 

Va però sottolineato come il provvedimento, che il Governo aveva giustamente posto tra gli obiettivi del decreto Sblocca Italia del settembre 2014, risulti fortemente indebolito rispetto all’idea originaria: per cercare di chiudere la partita in tempi ragionevoli, si sta probabilmente concedendo troppo margine di manovra agli enti locali, cosa che rischia non solo di svilire lo spirito e i presupposti delle norme ma, soprattutto, di compromettere notevolmente la loro efficacia sul campo.


 
 Già il fatto che si fosse passati dalla definizione di Regolamento-unico a quella di Regolamento-tipo aveva costituito un segnale preoccupante.  Se anche stavolta dovesse venire meno il potere cogente del provvedimento e si concedessero eccessivi margini di manovra a Regioni e Comuni, ci si ritroverà in una situazione molto simile a quella che si creò dopo il decreto del 2001: un sostanziale nulla di fatto. 

Non si può, ad esempio, indicare in sei mesi il termine entro cui le Regioni devono adottare il regolamento ma, contestualmente, non prevedere sanzioni per quelle che non rispetteranno la tempistica prevista. Anche perché, in caso di mancato recepimento, tutti i Comuni di quel territorio sarebbero di fatto dispensati dal conformarsi ai nuovi dettami.
 
Per ciò che riguarda le Regioni a statuto speciale, poi, il Governo ha fatto concessioni anche troppo generose, emendando l’obbligatorietà di seguire le nuove norme qualora non si armonizzassero con quelle esistenti a livello locale.

Più in generale, desta perplessità l’ampia facoltà di interpretazione e modifica che viene lasciata riguardo alle definizioni standardizzate che incidano su quanto già previsto da piani regolatori o attuativi già varati: il principio in sé risulta più che comprensibile concettualmente, visto che serve per venire incontro alle specificità dei singoli territori, ma dovrebbe contenere paletti più stringenti, altrimenti qualche Amministrazione meno virtuosa potrebbe avere la tentazione di stravolgere i nuovi dettami e piegarli alle esigenze proprie o di gruppi di interesse locale. 

Un sistema di regole effettivamente uniforme sul piano nazionale non solo semplificherebbe la vita di cittadini e imprese, ma potrebbe anche fungere da fondamentale catalizzatore per gli investitori stranieri.

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