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La doccia fredda per la filiera dell'immobiliare era già arrivata con i dati sul mercato residenziale relativi al primo trimestre di quest'anno anno: invece che decollare, confermando così il rimbalzo che aveva fatto ben sperare nei mesi precedenti, le compravendite di case, monitorate da una fonte autorevole come quella dell'Agenzia delle entrate e del territorio, sono inciampate in un doloroso -3%.
Semplice incidente di percorso o crisi ancora senza via d'uscita?
A guardare il report Istat sullo stato di salute dell'industria nazionale, c'è poco da essere ottimisti.
Niente da fare infatti per il fatturato di aprile, mentre sugli ordinativi si torna a respirare un po' di ossigeno.
Al netto degli effetti della stagionalità, il giro d'affari registra una diminuzione dello 0,6% rispetto a marzo, con variazioni negative sia sul mercato interno (-0,2%), sia su quello estero (-1,3%).
Corrette le distorsioni dettate dal calendario - i giorni lavorativi quest'anno sono stati 21, contro i 20 di aprile 2014 - il fatturato totale risulta in calo in termini tendenziali dello 0,2%, con una flessione dell'1,0% sul mercato interno ed un incremento dell'1,4% su quello estero.
Sul fronte degli ordinativi totali invece, si registra un incremento congiunturale del 5,4%, con incrementi sia sul mercato interno (+3,4%), sia su quello estero (+8,4%).
Nel confronto con il mese di aprile 2014, l'indice grezzo degli ordinativi segna un aumento del 7,9%.
Non occorre, insomma, essere un premio Nobel per capire che a mancare all'appello per una ripresa reale siano le basi macroeconomiche.
Manca l'occupazione, manca il lavoro, manca la crescita del Prodotto interno loro, di cui il fatturato industriale è la locomotiva.
Con queste carte in mano, difficile risvegliare il mercato immobiliare, anche ora che i mutui per comprare casa si stanno in qualche modo muovendo (molto – non dimentichiamolo - grazie al segmento surroghe e sostituzioni di finanziamenti già avviati da tempo, ma ri-contrattati a condizioni migliori per i clienti, ora che i tassi d'interesse sui prestiti in Eurozona sono più convenienti).
Così come sono diventati abbordabili i prezzi delle case, scesi in alcune situazioni anche del 40% rispetto alle cifre – sicuramente gonfiate e frutto di una bolla immobiliare speculativa del passato – che giravano 7 -8 anni fa, quando il mercato iniziava a dare i primi segnali di cedimento.
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