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20 Ottobre 2017

Columbia Threadneedle: Focus sull'IT, ma con la protezione (video)

di Luigi dell'Olio, Monitorimmobiliare

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In Borsa è tornata la febbre per i titoli tecnologici, molti dei quali hanno raggiunti multipli stellari. Siamo di fronte a una nuova bolla, destinata prima o poi a scoppiare, o solo all’avvio di una nuova era che ridefinisce i criteri di valutazione societaria? Ne abbiamo parlato con Alessandro Aspesi, country head Italy di Columbia Threadneedle.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una corsa dei titoli tecnologici. Qual è la sua opinione in merito: si rischia di nuovo lo scoppio della bolla come a inizio secolo o questa volta ci sono condizioni per la sostenibilità delle quotazioni?

“La tecnologia è un motore trainante dell’economia statunitense e quindi di quella mondiale. È un settore caratterizzato da una correlazione positiva con i cicli in cui vi sono inversioni nei tassi d’interesse. Questo perché se l’economia va bene, le aziende tendono a investire nella tecnologia e quindi le aziende del settore ne beneficiano in termini di ordinativi. Eppure l’accesso a Internet oggi è appannaggio appena del 50% della popolazione, per cui c’è un potenziale ancora inespresso. Prendiamo per esempio l’e-commerce, che finora secondo diversi studi si è sviluppato per meno del 10% di quelle che sono le sue potenzialità”.

Siete per l’acquisto indifferenziato dei titoli di settore o per una selezione?

“La seconda che ha detto. Vi sono storie che all’inizio sembrano di successo, come è stato per le stampanti tridimensionali, ma poi perdono efficacia perché gli utilizzi si dimostrano inferiori alle aspettative. Il nostro approccio è contrarian per quanto riguarda alla tecnologia”.

In che senso?

“Cerchiamo di evitare l’esposizione sui primi titoli del Nasdaq e andiamo a individuare aziende che sono in una fase di crescita e che potranno diventare i leader di domani”.

Può farci qualche nome di titoli presenti nel vostro portafoglio e indicare quali sono i criteri di selezione?

“Cerchiamo di investire in quelle aziende che hanno un potere sul prezzo, che sono artefici del proprio destino. Quindi investiamo su aziende che hanno barriere all’entrata: questo fa sì che il loro modello di business sia difficilmente replicabile da altri. Cerchiamo inoltre aziende che abbiano una clientela diversificata e quindi non dipendenti da pochi fornitori e anche aziende con un basso tasso di sostituzione nei prodotti o servizi che offrono”.

Un esempio?

“Amazon, con l’acquisizione di Whole Foods, è entrata nel business dei negozi fisici andando quindi a portare concorrenza alla distribuzione tradizionale, quella dei camion che portano bevande o alimentari ai supermarket e poi i consumatori che acquistano al supermarket. Le aziende che hanno il potere e la capacità di introdurre nuovi modelli di business sono quelle che ci piacciono di più”.

Detto delle potenzialità delle aziende It, va comunque ricordato che la maggior parte dei risparmiatori italiani ha una propensione al rischio limitato. Come approcciare allora questo settore?

“La clientela italiana vuole crescere, magari anche meno del mercato, ma non vuole correre rischi eccessivi. Le soluzioni multi-asset sono un buon compromesso perché permettono di partecipare ai mercati, anche quelli ad alto rischio come l’azionario It e le obbligazioni highe yield, e allo stesso tempo consentono di preservare il capitale durante le fasi negative del mercato. Dalle reti di promozione finanziarie e di private banking arriva una domanda forte in tal senso”. 


Questo articolo, con le videointerviste, è presente su REview di questa settimana. Leggi gratuitamente il numero completo!

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