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21 Luglio 2017

Capitali per le startup

di Luigi Dell'Olio, Monitorimmobiliare

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A voler vedere il bicchiere mezzo vuoto, si può eccepire che i numeri italiani restano molto lontani da quelli degli altri Paesi dell’Europa occidentali. Tuttavia ci sono segnali che fanno ben sperare nel mercato nazionale del venture capital. A leggere i dati dell’ultimo rapporto del Venture Capital Monitor, realizzato dalla business school dell’Università Liuc, con il supporto di Aigi ed Eos, emerge chiaramente che nel 2016 i nuovi investimenti in seed (investimento nella primissima fase di sperimentazione dell’idea di impresa) e startup (investimento per l’avvio dell’attività imprenditoriale) hanno riguardato 92 aziende target, vale a dire il 19% in più rispetto al 2015 (erano 77). Se si includono anche le operazioni realizzate dai business angels il numero delle società sale a 129, +10% rispetto al 2015.

Cresce la platea degli investitori

Il numero degli investitori attivi (coloro che hanno fatto almeno un’operazione durante l’anno) si attesta a 82 (a cui si aggiunge la categoria dei business angel), +71%, rispetto al 2015 dove erano 48; il numero degli investimenti è stato pari a 205 (erano 126 nel 2015); in merito alla provenienza degli investitori, il numero dei deal realizzato da operatori stranieri, 18%, è in linea con lo scorso anno. I business angel hanno partecipato a 28 operazioni molto spesso in affiancamento a un operatore di venture capital; questo dimostra come ci sia sinergia e un buon livello di cooperazione tra le due categorie di operatori.

L’analisi per tipologia d’investimento

Per quanto riguarda le operazioni di seed capital, l’investimento medio è di 0,95 milioni di euro per l’acquisizione di quote del 19%. Nelle operazioni di startup, l’ammontare medio, per il 2016, è stato di 2,7 milioni di euro per rilevare una quota media di partecipazione pari al 21%.

Distribuzione geografica e settoriale

Come per gli anni passati, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni e che continua a crescere coprendo il 33% del mercato (era il 38% nel 2015). Seguono Lazio con il 17% ed Emilia Romagna con il 5% del totale delle operazioni realizzate in Italia.

Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital che cresce negli investimenti raggiungendo una quota del 37% (era il 40% nel 2015); in questa categoria si segnala la diffusione di applicazioni web e mobile riconducibili ad app innovative. In aumento l’healthcare con il 16% e il terziario avanzato con il 13%.

L’intervista:

A colloquio con Innocenzo Cipolletta, economista e presidente di Aifi:

Qual è il quadro che emerge dalla ricerca?

“Il mercato del venture capital in Italia si fa strutturando, acquisisce peso specifico e questo è un trend positivo per chi avvia startup e per il Paese più in generale. Perché significa che, rispetto al passato, c’è un maggior numero di investitori istituzionali interessato a investire nell’innovazione, pur nella consapevolezza che le nuove aziende presentano dei livelli di rischio più elevati rispetto alla media”.

Quali sono i settori più interessati dagli investimenti da parte dei venture capitalist?

“Al primo posto vi è il comparto dell’Ict e la cosa non sorprende, visto che tutte le nuove iniziative imprenditoriali o quasi hanno un forte contenuto tecnologico, anche laddove investono settori più tradizionali dell’economia. Ma il fenomeno emergente è il fintech, vale a dire tutte quelle soluzioni che puntano a innovare i servizi in ambito finanziario”.



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