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1 Giugno 2016

Brutte notizie dall'Ocse: tagliate le previsioni di crescita. I Governi devono prendere azioni urgenti

di red

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L'economia globale è intrappolata in una crescita debole ed è vulnerabile a shock negativi, a meno che i Governi non prendano azioni urgenti.

Ad avvertire delle criticità globali è l'Ocse, nel suo outlook economico semestrale. L'Organizzazione ha sollecitato i Governi a stimolare le loro economie attraverso nuovi investimenti e sviluppando politiche a favore della competitività, della mobilità del lavoro e della stabilità finanziaria.

"Le necessità sono urgenti", ha affermato il capo economista dell'Ocse Catherine Mann. "Più a lungo l'economia globale rimarrà nella trappola di bassa crescita e più difficile sarà rompere i circoli viziosi negativi".

I suggerimenti di oggi dell'Ocse non si discostano da quelli pubblicati a febbraio. L'Organizzazione ha evidenziato che le azioni intraprese da allora sono state poco efficaci, e le prospettive di crescita hanno continuato a scendere.

L'Organizzazione ha diminuito le previsioni di crescita per i suoi 34 membri all'1,8% nel 2016 dal 2,2% calcolato a novembre. Per l'anno prossimo invece l'Ocse si aspetta una crescita del 2,1% a fronte del 2,3% ipotizzato l'anno scorso.

Rivisto al ribasso anche l'outlook sugli Stati Uniti. Per quest'anno la crescita è prevista all'1,8% e al 2,2% nel 2017. A febbraio i numeri parlavano rispettivamente di 2% e 2,2% mentre a novembre erano al 2,5% e al 2,4%.

Alzate invece le stime di crescita per l'Eurozona, all'1,6% nel 2016 dall'1,3% di febbraio, dopo un primo trimestre più solido del previsto. Stabile all'1,7% la crescita per il 2017. Male il Giappone, la cui economia dovrebbe crescere dello 0,7% (-0,1% da febbraio) e dello 0,4% (-0,2% da febbraio) rispettivamente nel 2016 e 2017.

L'Ocse ha evidenziato che la combinazione di debolezze che colpisce l'economia globale si è rafforzata nel tempo. La bassa domanda disincentiva gli investimenti, rallentando il commercio e andando a colpire l'occupazione, che a sua volta ostacola la domanda. "Il periodo prolungato di bassa crescita ha creato una trappola che si autoalimenta", ha constatato Mann.

Oltre ai fattori di lungo termine, l’eventualità di una Brexit viene citata singolarmente dall'Ocse come "un enorme rischio al ribasso" che potrebbe avere conseguenze sostanziali sul Regno Unito, sull'Ue e sul resto del mondo. Se il 23 giugno gli elettori britannici votassero per un'uscita dal'Ue, questo potrebbe colpire la crescita economica e mandare shock attraverso i mercati finanziari globali.

Per l'Ocse sono i Governi, più delle Banche centrali, a dover dare una spinta alla ripresa. Si stanno infatti affievolendo gli spazi per nuovi stimoli monetari, perché' i bassi tassi d'interesse hanno creato delle distorsioni che mettono in pericolo l'economia globale. I tassi negativi stanno pesando sui profitti bancari e obbligano il comparto finanziario ad aumentare i costi del credito, rischiando di distorcere l'equilibrio tra prestiti concessi e ricevuti. L'attuale livello dei tassi è potenzialmente dannoso anche per i fondi pensione, ha avvertito l'Ocse.

I bassi ritorni potrebbero poi convincere i risparmiatori a compensare la diminuzione dei profitti con maggiori risparmi, andando anche qui a colpire i consumi e quindi la domanda.

"È chiaro che la dipendenza dalla sola politica monetaria ha fallito nell'offrire una crescita e un'inflazione soddisfacente", si legge nel report. "Ulteriori allentamenti monetari potrebbero quindi essere meno efficaci rispetto al passato, o addirittura controproducenti".

L'Ocse suggerisce che i Governi dovrebbero quindi sfruttare i vantaggi dell'ambiente creato dalle Banche centrali per prendere a prestito nel lungo periodo e finanziare investimenti in settori quali Energia pulita, infrastrutture, telecomunicazioni e trasporti.

La crescita degli investimenti unita alle ristrutturazioni per aprire il mercato e per rendere più flessibile il lavoro potrebbero guidare gli investimenti societari e portare l'economia globale su una strada di crescita più sostenuta.

"Le decisioni politiche sono un punto di giuntura importante. Senza un'azione esaustiva, coerente e collettiva continuerà la crescita debole e deludente", ha commentato Mann.

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