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24 Febbraio 2017

Banche, primo passo verso il risanamento

di Luigi Dell'Olio, Monitorimmobiliare

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La riuscita dell’aumento di capitale era scontata, dato che il consorzio di banche al fianco di Unicredit si era già impegnato a mettere sul tavolo i 13 miliardi di euro necessari per l’operazione. Probabilmente è questo a spiegare la prudenza con la quale la Borsa ha accolto la notizia che l’intero importo è stato sottoscritto da operatori di mercato, senza cioè la necessità di attivare il salvagente del consorzio di garanzia.

Le due ragioni del successo

Il successo di questa operazione dice principalmente due cose: che la liquidità sul mercato è abbondante, per cui non esistono rischi sistemici, nonostante si sia trattato del più grande piano di rafforzamento patrimoniale mai messo in campo da una società di Piazza Affari; che se un’operazione è ben congeniata, l’Italia – vista come target d’investimento – fa meno paura. E di fatti i rumors di mercato accreditano buona parte della domanda proveniente da oltreconfine.

Sotto a chi tocca

Questo successo fa da viatico per le altre banche che da tempo hanno messo in cantiere rafforzamenti patrimoniali, su tutte Mps, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Ciascuna con la propria storia e le proprie specificità, due aspetti da tenere in grande considerazione per non dare già per acquisite queste operazioni.

Chiudere col passato

Di positivo c’è anche che oggi gli istituti di credito italiani sono più disposti che in passato ad accettare valorizzazioni più realistiche per la cessione dei propri non performing loans, pur sapendo che questo significa iscrivere delle perdite a bilancio.

Insomma, ci si muove – seppur lentamente – verso il superamento dell’emergenza, con l’orizzonte che si rischiara per il settore del credito e quello dell’immobiliare, che al primo è fortemente legato.

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