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8 Settembre 2015

Banche: calano le sofferenze, ma i mutui non decollano

di Cristina Giua

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Niente da fare per l'Italia: le misure prese a marzo dalla Bce per stimolare il credito, grazie al massiccio piano di Qi (quantitative easing) – cioè una iniezione di liquidità per far ripartire le banche nei Paesi Ue - funzionano abbastanza in Europa, mentre non sembrano aver dato la scossa al nostro mercato del credito.

Lo si era capito quasi subito, passando in rassegna la voce mutui per la casa, dove a fronte di una domanda di presiti ipotecari rivolte a banche e società di credito in continuo aumento, non c'è stato altrettanto riscontro nè in termini di aumento del nuovo erogato (per il 60% si tratta di rinegoziazione di mutui già accessi in altre epoche), nè in termini di volumi di compravenite di immobili residenziali (la vera “prova del nove” di una riapertura reale dei rubinetti del credito).

La conferma ora arriva non solo da parte degli indicatori di mercato, ma anche da parte di Bankitalia che in una nota ha riepilogato le principali voci dei bilanci del sistema bancario nazionale.

Il prestiti alle famiglie nel mese di luglio risultano infatti saliti di appena lo 0,3% rispetto a luglio dell'anno scorso e dello +0,1% a giugno, sempre con un raffronto anno su anno. I finanziamenti al settore privato risultano – sempre con una fotografia aggiornata a luglio - in calo dello 0,6% dal -1% del mese precedente, mentre quelli alle società non finanziarie segnano un calo dell'1,1%.

Per quanto riguarda i tassi di interesse dei prestiti risultano stabili all'8,13% per il credito al consumo e in lieve rialzo al 3,02% (dal 3,01%) per quanto riguarada i mutui casa.

In questo quadro non manca una nota positiva, rappresentata dall'ulteriore rallentamento della crescita delle sofferenze che pesano sui bilanci bancari (anche qui molti mutui per la casa andati in default per mancato pagamento o difficile esigibilità delle rate).

Mentre il ministro dell'Economia Padoan - a Cernobbio per il forum Ambrosetti - è tornato ancora una volta sull'idea del Governo di varare una bad bank per risolvere il problema degli asset tossici delle banche, il relativo tasso di crescita delle sofferenze sui dodici mesi - senza correzione per le cartolarizzazioni, ma tenendo conto delle discontinuità statistiche - è sceso al 14,3%, da quota 14,7% di giugno.

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